Libero, 11 giugno 2019
Continuerò a fumare in spiaggia
Vietare il fumo in spiaggia. Come il fanatismo per Greta Thumberg, l’ansia di vietare il fumo è diventato un buon indice per misurare l’idiozia moderna. In quest’ultimo caso i provvedimenti sono di due tipi: quelli contro il fumo (spesso discutibili, come ogni cosa) e poi quelli contro i fumatori, miranti non tanto a risolvere un problema ma a rompere i coglioni a una corposa minoranza. A parte la famigerata Legge Sirchia (poi ridimensionata dalla realtà) un’altra grande nemica dei fumatori, a margine di una maternità, divenne l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che annunciò divieti nei parchi pubblici, negli stadi, nelle spiagge attrezzate, nelle auto; più altri divieti assurdi tipo che gli attori fumassero nei film. Che cos’è rimasto di tutto questo? È difficile da capire, perché i giornali tendono a sparare nei titoli «nuova legge» sia che sia stata promulgata, e cioè in vigore, sia che si tratti dell’irrealizzabile e balzana provocazione dell’ultimo scemo di parlamentare. A questo si aggiunge che, se anche una legge è stata approvata, magari si rivela così stupida che ci si vergogna e chiederne il rispetto. Nessuno si vergogna a rimbrottare un tizio che stia fumando in ospedale, ma chi avrebbe il fegato di rompere i coglioni a uno che se ne stia in pace in un angolo della spiaggia a fumarsi la pipa? Risposta: il Codacons. Sì, perché nell’urgenza di dover fare sempre notizia (va sempre ricordato che si tratta di un ex partito politico alleato con Prodi, tra l’altro) il Codacons è quello che già nel 1999 denunciò i fumetti di Tex Willer perché i cowboy fumavano, per dire: e pur di finire sui giornali (replicheranno anche a questo articolo, vedrete) sono disposti a tutto, quindi, ora, anche a presentare una diffida a tutti i prefetti affinché rendano effettivo il divieto di fumo sulle spiagge di tutta Italia. Il Codacons che pretende che i comuni adottino apposite ordinanze (per quel che valgono le ordinanze) tese a contrastare «il barbaro fenomeno». Un paio di anni fa ebbero il coraggio di sostenere che il fumo sotto gli ombrelloni «può superare quello che si registra in zone a elevato traffico di auto». Oggi, resisi forse conto che era troppo una cazzata anche per loro, hanno deviato sull’abbandono di cicche e mozziconi sulla sabbia: che è un’inciviltà, certo, ma esattamente come tutto il resto, come l’abbandonare giornali vecchi o avanzi di cibo o roba che comunque, in serata, finirà nella retina del bagnino. Ma nessuno vieterebbe di leggere o mangiare in spiaggia. Guai però a fumare. Così il Codacons annuncia che passerà alle vie legali e denuncerà gli inosservanti all’autorità giudiziaria, e questo «per concorso in inquinamento e in danneggiamento aggravato del patrimonio naturale». Gli stabilimenti che si stanno riconvertendo in «smoke free» in realtà ci sono, e sono in aumento, però secondo il Codacons questo avviene «a macchia di leopardo», anzi, «di fatto nella maggior parte non vige ancora alcun divieto». E ciò «crea incertezze tra i cittadini e disparità di trattamento». Scandaloso. Sulle spiagge non si parla d’altro. Poi ci si getta in mare, scansando bottigliette, tappi e bicchieri-monouso che resisteranno per due o tremila anni: ma il problema sono i fumatori. Ora: il consiglio dello scrivente ai fumatori è molto semplice: dovete fottervene. Tanto, sinché manca una regolamentazione ufficiale e soprattutto una legge nazionale (come c’è per i luoghi pubblici al chiuso, il che ha un senso) ogni ordinanza e ogni sanzione sono carta straccia. Non pagate, o se volete farlo fate ricorso. Prefetti compresi. Detto questo, non servono neanche neo ri-spiegazioni sulle frodi scientifiche, truffe statistiche e panzane da «junk science» sensazionaliste per far capire quanto il fumo in spiaggia non possa infastidire nessuno, tranne, appunto i rompicoglioni professionali. Stiamo parlando delle spiagge, dove le sigarette manco si riesce ad accenderle per il vento, dove il sole provoca più tumori della pelle di un miliardo di sigarette, dove però il Codacons (anno 2017) sosteneva appunto che i residuali fumatori da ombrellone possano inquinare «più di una zona a forte traffico di auto». Liberi di crederlo. Così come si è liberi di credere, appunto, che l’ansia di vietare il fumo sia diventato l’indice di misura dell’idiozia. La stessa che pretende di vietare il fumo anche a bordo delle auto cabrio e che lancia allarmi sul fumo passivo respirato dai cani. Sì, i cani, quelli che passano metà della loro vita ad annusare e a leccare deretani di altri cani, a bere dalle pozzanghere e a farsi cospargere di antiparassitari tossici. Non fumate vicino a loro, assassini.