il Fatto Quotidiano, 11 giugno 2019
Biografia di Barbara Bonansea
Ha battuto Samantha Kerr, capitana dell’Australia, star del football femminile a cui in patria hanno dedicato persino un documentario. In un certo senso ha battuto anche Cristiano Ronaldo, il suo idolo che fino a qualche anno fa sognava in tv e con cui ora condivide la maglia della Juve: la vittoria dell’Italdonne (2-1 contro l’Australia) ha fatto più ascolti del Portogallo di CR7, vincitore in finale di Nations League contro l’Olanda. Qualcosa di impensabile fino a solo pochi mesi fa. Barbara Bonansea, ala azzurra, doppietta all’esordio mondiale, è la faccia da copertina della nazionale di calcio femminile che vince e convince.
Da Pinerolo, una cinquantina di chilometri da Torino, al vertice del calcio mondiale la strada non è così breve. Soprattutto se sei donna, nello sport maschio per eccellenza: la prima volta tra i pulcini del Bricherasio, insieme al fratello più grande, scoppiò in lacrime; era l’unica bimba. L’allenatore la tranquillizzò e la accompagnò in campo: lei non ne è più uscita, fino ad arrivare alla partita di domenica. L’Italia mancava dai Mondiali da vent’anni: in mezzo ci sono stati due decenni piuttosto pesanti per il nostro calcio rosa, fatti di anonimato all’estero e totale disinteresse in patria. Ora le cose stanno cambiando. E forse non è un caso che due gol così importanti li abbia segnati proprio lei, che pur essendo una stella ha dovuto fare tanta gavetta e un po’ continua a farla. Classe ’91, ambidestra, ala veloce con dribbling e tecnica sopraffina, da almeno 6-7 anni è considerata uno dei migliori talenti del nostro movimento. In nazionale ha esordito nel 2012, a soli 21 anni. A 22, al suo primo anno in una big, il Brescia, segnava 22 gol in Serie A. Ha vinto 4 scudetti, due con le Rondinelle e altri due alla Juventus, la squadra per cui gioca oggi. Fuori dal campo però resta una ragazza comune, anche perché nel calcio femminile pure i top player guadagnano 30 mila euro (al massimo: c’è il tetto stabilito dalla Figc). Chi la conosce, come ad esempio la ct Milena Bertolini, che l’ha soprannominata “freccia azzurra”, la descrive come una ragazza solare, lunatica, scontrosa e disponibile al contempo. “A tratti un’ira di Dio, a tratti tenerissima”. Un bel caratterino, insomma: basti dire che, nata da papà granata e cresciuta nelle giovanili del Toro, ha sempre tifato Juve e ha finito pure per indossarne la maglia. Per farlo, ha rifiutato l’offerta del Lione, uno dei migliori club europei. A scuola andava bene, tranne qualche nota di troppo: dopo il diploma di liceo scientifico si è iscritta all’università ma non è ancora riuscita a laurearsi in Economia. È una “casinista”, sempre impegnata però, in prima fila per i diritti delle donne e del suo movimento. Su Instagram ha 120 mila follower, cresciuti in maniera esponenziale dopo la doppietta mondiale. Sui suoi social c’è tanto pallone, qualche sponsor (del resto far quadrare i conti è una delle priorità del calcio femminile), poca vita privata. Quella la tiene lontana da occhi indiscreti: le amiche, il fidanzato, la famiglia, una nipotina a cui è legatissima e a cui ha fatto da madrina, i genitori che l’hanno sempre incoraggiata e oggi la seguono fino in Francia. “Se non avessi giocato a pallone avrei fatto la ballerina”, racconta.
Grazie alla sua doppietta contro l’Australia, l’Italia ha ottime chance di superare il girone: la nazionale giocherà venerdì (ore 18) contro la Giamaica, in caso di vittoria si qualifica agli ottavi. Il giorno prima, il 13 giugno, Barbara festeggerà il suo 28esimo compleanno, tanti passati sul campo. “Giocare a calcio è il mio hobby e vorrei che al più presto possa diventare il mio lavoro”, diceva qualche anno fa. Adesso con le altre azzurre sta provando a coronare il suo sogno.