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 2019  giugno 11 Martedì calendario

Ci sono 153 decreti da attuare

A un anno dall’insediamento, le riforme economiche del Governo Conte sono state attuate per un quarto. I sette provvedimenti varati in questi ultimi dodici mesi per ridare slancio al Paese richiedono, infatti, 204 decreti applicativi, di cui solo 51 (dato aggiornato al 31 maggio scorso) sono per il momento arrivati al traguardo, con un tasso di attuazione del 25 per cento. Tra quelli in lista d’attesa, ce ne sono 62 già scaduti.
Anche tenuto conto della possibile ricaduta sugli uffici ministeriali dell’effetto campagna elettorale – che nelle settimane scorse può aver fatto venir meno gli input politici – negli ultimi due mesi il lavoro di attuazione ha subito una frenata: rispetto al monitoraggio di aprile, quanto lo stock era di 166 decreti, infatti, ne sono stati messi a punto solo dodici. Dunque – considerando anche una misura che nel frattempo è stata riassorbita in altri provvedimenti – al momento restano al palo 153 decreti. Destinati ad aumentare una volta che i Dl Crescita e quello Sblocca-cantieri, in attesa di conversione, riceveranno il via libera finale: i testi licenziati dal Governo già prevedevano, complessivamente, poco meno di 50 atti applicativi, sicuramente destinati ad aumentare dopo il passaggio parlamentare. 
Tra i provvedimenti più in ritardo ci sono il Dl Sicurezza e immigrazione e quello su Quota 100 e reddito di cittadinanza: il primo, nonostante risalga alla fine dello scorso anno, ha portato a casa solo uno dei 17 decreti attuativi previsti; l’altro, riforma simbolo del Governo giallo-verde, è più recente, ma non ha all’attivo neanche uno dei 17 provvedimenti necessari a renderlo pienamente operativo.
Questo è quanto emerge dai dati elaborati dal Sole 24 Ore sulla base del monitoraggio dell’Ufficio per il programma di Governo, che raccoglie attraverso una piattaforma web le informazioni di competenza di presidenza del consiglio e uffici legislativi dei ministeri. Nel report si sottolinea come il lavoro di attuazione sia solo un parte – per quanto fondamentale – della produzione legislativa, perché le riforme sono almeno per il 50% autoapplicative. 
In ritardo Dl sicurezza e reddito
Emblematico il caso della web tax. Il decreto attuativo, previsto dall’ultima legge di bilancio, doveva arrivare entro il 30 aprile, ma non ha visto ancora la luce, rallentato anche dal mancato accordo Ue sulla tassazione dei giganti del web. Ma anche il cavallo di battaglia della Lega, il decreto sicurezza, ha delle misure che sono già in ritardo, come il decreto che doveva stabilire le modalità di accesso al Centro elaborazione dati interforze del Viminale per il personale di polizia municipale (era atteso entro il 4 marzo). Sul fronte delle misure bandiera del M5S, invece, era attesa entro il 29 aprile la norma per attuare la verifica della fruizione del reddito di cittadinanza attraverso il monitoraggio degli importi spesi e prelevati sulla card. Mentre per la previdenza manca all’appello il decreto che dovrà rendere operativo l’anticipo del Tfs per gli statali (era atteso entro fine maggio). 
L’eredità del centrosinistra
Parallelamente è andata avanti in questo primo anno di Governo l’attuazione delle riforme lasciate in eredità dagli Esecutivi della legislatura precedente. Complessivamente, il tasso di applicazione ha raggiunto l’85,7%. Per questioni “anagrafiche”, le misure varate da Letta sono quasi prossime al completamento (96,7%), mentre un po’ più indietro sono quelle di Renzi (91,3) e soprattutto Gentiloni (63,4). Anche in questo caso il passo avanti, rispetto al rating di aprile, e di poco più di una decina di provvedimenti attuativi (per l’esattezza, 14).