la Repubblica, 11 giugno 2019
L’archivista di Prince
È il più laborioso lavoro di ricerca quotidiano nella storia della cultura pop moderna. È quello che svolge Michael Howe, l’“archeologo” che scava nel Vault, lo scrigno dei segreti dove Prince conservava tutte le sue registrazioni. Se ne è favoleggiato per anni ma nessuno, o pochissimi, avevano avuto accesso alla sala del tesoro mentre Prince era vivo. Dopo la sua morte nel 2016 il favoloso Vault è stato aperto e tutti i suoi segreti, migliaia di registrazioni inedite, sono stati spostati in un data center della Iron Mountain a Hollywood, per catalogarli, per capire esattamente cosa Prince aveva voluto conservare. Il tutto è stato messo nelle mani di un solo uomo, Howe appunto, ex discografico e collaboratore di Prince, che ha cominciato i lavori di scavo su commissione del Prince Estate, governato dai suoi eredi, la Comerica Bank, esecutrice testamentaria, e Troy Carter, super manager e ex dirigente di Spotify che ha il ruolo di consigliere.
Ma è Howe che ha le “chiavi” dello scrigno ed è lui a “scavare” quotidianamente in modo da capire cosa c’è e cosa potrebbe essere usato per realizzare nuovi album. Per ora i frutti di questo lavoro di scavo sono stati eccellenti, Piano and a microphone 1983, registrazioni solitarie, e adesso Originals che offre 15 versioni originali di brani che Prince aveva affidato ad altri cantanti. Ci sono Manic Monday che Prince aveva affidato alle Bangles, The Glamorous Life portata al successo da Sheila E, Love… thy will be done, che era stata registrata da Martika, e la versione originale di Nothing compares 2 U, l’unico brano già pubblicato lo scorso anno. «È un lavoro molto lungo», ci dice Howe, «stiamo digitalizzando tutto, è una enorme montagna di materiale. Non posso dire molto, ho firmato un non disclosure agreement, se non che il Vault adesso è in una fortezza pronta a resistere anche alle calamità naturali, ha tutto quello che serve e è al tempo stesso impenetrabile».
Howe ci racconta che il materiale di Prince non è stato conservato con una catalogazione, quindi bisogna, per ogni canzone, capire quando, dove, come e con chi è stata registrata. Per farlo lavoro cinque giorni a settimana, otto ore al giorno. «Alcuni nastri hanno indicazioni che ci consentono di circoscrivere le date nell’arco di un paio di mesi. Altri hanno delle note scritte da Prince o dagli ingegneri del suono, o possiamo capire dal tipo di nastro. Poi ovviamente dal periodo delle canzoni». Il musicista di Minneapolis ha arricchito il Vault costantemente, fino agli ultimi giorni della sua vita. Quando è stato creato, a fine 1983, da Susan Rogers, il suo ingegnere del suono, non aveva conservato granché, «fu lei a suggerire a Prince di cominciare ad avere cura del materiale che registrava, a dargli un metodo di lavoro», dice Howe, «le cose più vecchie che abbiamo trovato sono poche, del 1977, prima che Prince firmasse il suo primo contratto discografico». Prince ha sempre avuto un rapporto difficile con l’industria discografica, a un certo punto aveva cancellato il suo nome diventando “L’artista un tempo conosciuto come Prince”. Come si può essere sicuri che questa musica lui avrebbe voluto davvero farla ascoltare? «Semplicemente non possiamo», ammette Howe, «sappiamo invece per certo che quello che non ha pubblicato non voleva, a suo tempo, che fosse ascoltato. Ma sappiamo anche che ha conservato tutto questo e che ha detto più volte che dopo la sua morte avrebbe voluto che parte di quei materiali fossero messi su disco. Quindi corriamo il rischio, cercando di valutare due cose: se il livello di qualità è simile a quello di Prince nei dischi, e se il materiale inedito ha senso con tutto quello che ha pubblicato in vita. Quindi non pubblicheremo mai brani non completi, lavori non portati a termine da lui».
Michael Howe trova ogni giorno cose nuove, «di alcune non conoscevo l’esistenza, brani che forse solo Prince e l’ingegnere del suono con lui in studio in quel momento sapeva di aver registrato. Ma il momento più emozionante è stato quando ho trovato il nastro due pollici con Nothing compares 2 U, che restituisce al pubblico quello che Prince aveva fatto. Pura emozione».