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 2019  giugno 10 Lunedì calendario

Intervista a Caterina Collovati


Caterina Cimmino, coniugata Collovati, giornalista a conduttrice televisiva, è nata a Napoli.
Di cognome fa Cimmino ma si fa chiamare Collovati come il marito calciatore, e a qualcuno non è ancora andato giù. Un po’ perché Caterina Cimmino, pardon Collovati, ha costruito la sua carriera su quell’uomo importante che nell’82 vinse i mondiali di calcio. Un po’ perché l’ex difensore e numero uno di squadre come Milan, Inter e Roma ha avuto l’ardire di dichiarare in tivù che le donne non capiscono un tubo di tattica. Insomma un ginepraio. In cui la nostra interlocutrice – tra parentesi giornalista, conduttrice, e opinionista tv – si è infilata con orgoglio e sregolatezza difendendo cognome e marito, e facendo incazzare metà del mondo femminile. Nello studio 4 di Telelombardia lei è la protagonista incontrastata. Tacco dodici, capello fluente, un volto bellissimo che ha preso in giro il tempo e si è salvato da qualunque ritocchino, «oddio l’idea di guardarmi un giorno allo specchio e non riconoscermi più mi terrorizza». Le sue mani seguono il flusso delle parole e si agitano e fremono alla maniera dei napoletani, la parlantina è tipica della laureata in legge aspirante avvocato che poi torna alle origini quando si incazza e sbotta d’un fiato «Gesù, Giuseppe, Maria…». Con la sua trasmissione “Detto da voi” sveglia una buona parte di lombardi e passa con disinvoltura dai casi di stalking alle faccende pruriginose di tradimenti e letti senza scomporsi di un millimetro. Gli ascoltatori la inseguono ovunque vada e qualunque cosa faccia (oramai è una presenza fissa dalla D’Urso). Chiariamo subito la faccenda del cognome. «Un nome d’arte in verità. Nato dietro le quinte di una trasmissione tivù mentre attendevo che mio marito tornasse dall’allenamento e facesse l’ennesima intervista sportiva. Mi trovai a parlare col conduttore e lui apprezzò molto la mia parlantina spigliata. Disse “fai una trasmissione, ma fallo col tuo cognome da sposata”». Qualcuno non l’ha mai perdonata però. «Sui social ricevo ancora attacchi feroci, nonostante gli anni di esperienza e le trasmissioni fatte. Non è facile dimostrare di essere capaci di fare altro». Ma lei la prende bene. Su instagram si presenta così: Caterina Collovati, moglie di, mamma, e giornalista con un pensiero forte e indipendente. Cosa le brucia di più, dica? «Mi danno fastidio i commenti cattivi, le accuse buttate a casaccio solo per creare polemica o affondare l’interlocutore. Sono stufa di sentirmi dire che vado in tivù perché c’è mio marito». Però l’ha aiutata. Dall’82 è stata protagonista di molte trasmissioni sportive, Caccia al 13, il Processo del lunedì. Tornasse indietro rinuncerebbe al cognome di suo marito? «Nemmeno per sogno, rappresenta più di metà della mia vita e ne vado fiera. E quando l’ho visto stampato sulla scheda elettorale alle ultime votazioni – ricorda la polemica che ne fece la sinistra? – beh ho provato un gran sollievo». Ma ci capisce lei di calcio? «Non sono una grande intenditrice». Allora fa bene suo marito a dire che le donne di tattica non capiscono nulla. «Un conto commentare una partita o intervistare qualcuno. Altra cosa parlare di tattica. O sei una calciatrice o rischi di toppare». Quanto ci è rimasto male Collovati per il gran polverone sulla sua uscita in tv? «Quella cosa l’ha distrutto. L’hanno attaccato in modo sgradevole e incomprensibile». Più feroci le donne degli uomini? «Le donne senza dubbio. La Parietti tremenda, la Gerini addirittura ha chiesto di introdurre un reato specifico per certe dichiarazioni». Ma Sgarbi le ha dato 24 volte della capra… «Eravamo in trasmissione e lui faceva i nomi di signore unite a uomini di spicco non per amore ma per interesse. Ho chiesto “com’è possibile che Sgarbi dica le peggiori cose sulle donne mentre se mio marito afferma che le signore capiscono poco di tattica calcistica ha il mondo contro?”. Apriti cielo...». Come è finita con Sgarbi? «Mi ha scritto un sms di scuse a Pasqua: Cara Caterina non se la prenda, in tv siamo tutti fiction … Io gli ho risposto: sì, ma sempre con educazione… Buon capretto pasquale». Ed è vero che siete tutti finzione in tv? «Beh, ho fatto liti furibonde con Cecchi Paone e Cicciolina, e finita la trasmissione ci siamo salutati con gran cordialità». Le chiederei chi è la donna più brava della tv ma mi sembra di intuire la risposta. «La migliore è la D’Urso. Una professionista coi fiocchi capace di reggere 4 ore di diretta e fare ascolti record». Come ha conosciuto suo marito? «Abitavo a Gallarate e frequentavo il liceo classico. Lui giocava già nel Milan. Una sera organizzano una sfilata in un locale del paese, e Fulvio si presenta con Baresi per conoscere le modelle. Io ero lì come spettatrice ma lui mi notò subito. Gli chiesi ingenuamente: “Di cosa ti occupi?” E lui: “Gioco a calcio”. “Ah sìììììììì? Qui a Cassano?”,tanto per dirle quanto ne capivo di calcio. Fu amore subito, mi veniva a prendere a scuola col suo Bmw bianco e tutti i miei corteggiatori guardavano affranti la scena. Nell’81 ci siamo sposati. La prima figlia è nata nell’84. La seconda 10 anni dopo quando morì mio padre e mi accorsi da figlia unica quanto è importante un fratello con cui condividere il dolore». Siete la coppia più longeva della tivù e la più felice. Collovati sui social le scrive frasi bellissime… Ne leggo due: “appunti di felicità… il vento, il mare e noi”. «Un grande amore, siamo affiatatissimi. Fulvio ha equilibrio, si fa scivolare addosso i problemi e condivide con me passioni e progetti». E in casa suo marito com’è? Tifa Milan? «È una domanda cui non ama rispondere. Diciamo che l’ho visto emozionato solo davanti al Genova quando rischiava la retrocessione in B». Quanto è gelosa di lui? «Oddio a 62 anni è ancora un bell’uomo e mi accorgo che le donne lo guardano con interesse. Ma adesso si danno per scontate tante cose». Un tempo era diverso? «Guai a chi si permetteva di guardarlo. Spiavo le lettere di tutte le ammiratrici. Ero forse l’unica moglie di calciatore che dava fastidio». In che senso? «Scordatevi Wanda Nara. Allora le mogli dei giocatori dovevano essere belle, svampite e in ombra. Io invece fomentavo le altre a seguire i mariti nelle trasferte». Mi dica di Clementina e Celeste, le sue figlie. Hanno anche loro ambizioni televisive? «Una è avvocato e l’altra è laureata in Bocconi. Non pensano alla tivù e mi seguono poco. Anzi quando alzo la voce in casa mi dicono: “Mamma, non sei in televisione!”». Quando il salto sulle reti nazionali? «Sulle reti nazionali vado da opinionista. Sto benissimo a Telelombardia e “Detto da voi” è un gioiellino tutto mio. Contatto gli ospiti, penso agli argomenti, affronto temi complessi, violenza sulle donne, bimbi maltrattati...». Anche lei una paladina del metoo? «Penso che fosse necessario un movimento in difesa della donne abusate e penso sia possibile denunciare dopo tanti anni, come ha fatto Asia Argento. Ma il Metoo ha senso per le donne normali. Le signore dello spettacolo hanno sempre una via di uscita e il modo di dire no». Sarà capitato anche a lei di dire no. «Una volta un grande direttore di giornale mi accompagnò a casa e mi propose un dopocena. Declinai imbarazzata la proposta e scesi dalla sua auto». Dica la verità, la bellezza aiuta? «Non nel mio caso. Non mi sono mai sentita bella. Forse sono solo migliorata invecchiando».