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 2019  giugno 10 Lunedì calendario

I conti che non tornano nell’affare Ronaldo

La stagione di Ronaldo è finita in gloria, con il successo del suo Portogallo, che si era qualificato per la fase conclusiva senza di lui, nella finale di Nations League: a Oporto, l’Olanda è stata battuta 1-0 (gol di Guedes). Peggio, nel complesso, è andata alla Juve, che aveva preso Cristiano per ragioni tecniche e commerciali, non necessariamente in questo ordine. Le prime non hanno attecchito mentre delle seconde si avrà notizia tra qualche settimana, quando dai dati di bilancio si conosceranno con precisione gli effetti commerciali di questa operazione da 350 milioni. Al momento, si sa al dettaglio quanto abbia reso al botteghino: grazie al sensibile aumento dei prezzi, i bianconeri hanno incassato 13 milioni 794 mila euro in più (quasi 69 rispetto a poco più di 55) nonostante tre partite casalinghe, tutte di Coppa Italia, in meno: mal contati, sarebbero stati altri 4 milioni. Per paradosso, o più probabilmente proprio per via dei costi alle stelle, il numero di spettatori è calato, perlomeno in campionato e seppur impercettibilmente, con 1.274 biglietti venduti in meno nelle 19 partite di A. Ma anche in trasferta non c’è stato il boom: nel 2017/18 11 squadre avevano fatto il record stagionale di spettatori contro la Juve, quest’anno solo 10. È andata meglio in Champions, dove sono stati recuperati circa 11 mila spettatori.
Ma è a livello tecnico che l’innesto di Ronaldo non ha funzionato secondo gli auspici. O le illusioni. È un dato di fatto che Cristiano, 43 presenze e 28 reti, non segnasse così poco dal 2008/09, la sua ultima stagione a Manchester, quando non faceva ancora l’attaccante puro. Nel suoi nove anni al Real, CR7 è rimasto sotto quota 40 una sola volta, nel suo campionato d’esordio, quando giocò solo 35 partite con 33 gol, mentre nelle sue stagioni migliori ha segnato praticamente il doppio di quanto abbia fatto alla Juve, con il picco (61) del 2014/15. Era dal 2005/06, quando non era ancora un titolare fisso nello United, che il portoghese non restava giù dal podio della classifica cannonieri, che qui da noi ha lasciato a Quagliarella, Zapata a Piatek. In quanto alle reti su azione, anche Milik ne ha fatte di più. E Pavoletti lo eguaglia.
Ma in generale, sono i parametri di squadra a essere peggiorati: i bianconeri hanno fatto meglio solamente in Supercoppa, tornando a vincerla dopo due sconfitte, ma hanno conosciuto l’unica eliminazione dalla Coppa Italia e la peggior Champions dell’era Allegri. Persino in campionato c’è stata una regressione: sono diminuiti sia i punti (da 95 a 90) sia i gol segnati (da 86 a 70). Era anzi dal 2015 che la Juve non aveva una classifica peggiore, mentre per contare meno gol bisogna risalire al 2011/12, quando con la coppia Matri-Vucinic (Del Piero prima riserva) arrivarono 68 reti, due in meno della Juve ronaldiana.
In una classifica, però, Ronaldo spicca, quella delle conclusioni a rete. Dei 590 tiri fatti dalla Juve tra Serie A e Champions, 179 sono stati di Cristiano: uno su tre, dato che spiega anche il crollo verticale delle possibilità realizzative di Dyba la ma anche la minore spettacolarità del gioco della squadra, unicamente votato a portare il numero 7 al tiro. D’altronde, nella fase a eliminazione diretta della Champions ha segnato solamente lui, catalizzatore di tutto e anche di calci di punizione: ne ha battuti 24 senza però segnarne nemmeno uno, mandandone 14 sulla barriera e negando opportunità a sublimi specialisti come lo stesso Dybala e soprattutto Pjanic, l’unico ad andare a segno su piazzato. Al bosniaco, per far gol sono bastati cinque tentativi: di più non gliene hanno lasciati.