Libero, 10 giugno 2019
Il business di Padre Pio
SAN GIOVANNI ROTONDO (FG) Strano il nostro Paese: si professa cattolico e poi attacca i gesti di fede di un vicepremier che stringe un rosario tra le mani e ogni giorno chiede aiuto a Padre Pio «perché ne ho bisogno per il lavoro che faccio». Matteo Salvini fa bene a fregarsene della Cei perché «la vita è una lotta dalla quale non possiamo ritirarci», come dichiarò il frate di Pietrelcina. Sono stata a San Giovanni Rotondo, 30 mila abitanti, in provincia di Foggia, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo e in questi giorni in attesa del responso delle comunali: chi legge queste pagine ormai sa chi ha vinto al ballottaggio di ieri fra Giuseppe Mangiacotti, alla guida la coalizione di centrodestra spinta dai 1632 voti della Lega, e Michele Crisetti in cerca della rimonta con il centrosinistra. Ogni anno qui arrivano 6 milioni di fedeli per venerare le spoglie di Padre Pio, il santo più amato dagli italiani davanti a Sant’Antonio e a San Francesco. Al frate cappuccino per dire messa e pregare bastava la chiesina di Santa Maria delle Grazie, poi ampliata a santuario nel 1959. La sua morte nel 1968 fu l’inizio di un processo che portò prima alla beatificazione (1999) e nel 2002 alla canonizzazione: a quel punto anche il business divenne un atto di fede. Crederci per realizzarlo.
VACCI PIANO
I frati inizialmente pensarono ad un edificio per contenere 25 mila persone, poi ridimensionate a 10 mila. Affidarono il progetto a Renzo Piano che realizzò qualcosa di troppo avveniristico e imponente per rappresentare chi aveva sempre indossato un saio e sandali consunti. La nuova chiesa venne inaugurata nel 2004 e un percorso di 54 mosaici d’oro ci porta fino alla cripta del santo. Tutto quell’oro (per diversi milioni di euro) è stato ricavato dalla fusione di chili di anelli, bracciali e medagliette lasciati dai fedeli per grazie ricevute. Poi ci basta girare l’angolo e salire delle scale per imbatterci nella piccola cella numero 5 dove Padre Pio ha vissuto, lavorato e pregato: un giaciglio con sopra il crocifisso, il comodino cone la statuetta della Madonna, un inginocchiatoio, un tavolino, le pantofole e poco altro. Altro che quella sfacciata, opulenta e vergognosa pioggia d’oro... Padre Pio avrebbe accettato poco o nulla di quello che gli è stato costruito intorno. Nei passaggi tra le due chiese c’è un percorso che t’infila in negozi di souvenir, ti conduce alle benedizioni di gruppo, ti sollecita contributi per la chiesa, la casa per i sacerdoti anziani, l’impegno missionario nel Ciad e nella Repubblica Centrafricana. Con un’offerta minima di 10 euro i frati ti assicurano entro un mese la celebrazione di «una Santa Messa secondo le vostre intenzioni» e ti donano un’immaginetta plastificata con un’invocazione e un tondino in rilievo che, per chi se la beve, è un frammento del saio di Padre Pio. Però per la Chiesa quello “furbo” è Salvini. «Padre Pio ci ha insegnato a non giudicare ma ad ascoltare – mi racconta Anna, da 20 anni alle dipendenze del Convento -. Se le parole di Salvini fossero riuscite a svegliare anche solo un’anima addormentata, il nostro frate sarebbe felice». Vado a Messa nella chiesa antica. Al termine, seduta sulla mia panca, fotografo con discrezione e da lontano alcune suore in preghiera. Quando sto per andarmene, una giovane suora m’insegue e insiste per farmi cancellare le foto dove lei non è neppure presente. Le chiedo il motivo, non avendo “rubato” o profanato nulla. Come un avvocato, mi esterna i concetti di privacy, di luogo sacro, di rispetto dell’abito religioso dimenticandosi che per mesi suor Cristina ha ballato con le stelle in tv. «Dio è di tutti» aveva tuonato il cardinale Pietro Parolin contro Salvini, ma proprio di tutti non è, se mi è proibito “coglierlo” nelle preghiere di quattro suore. «I giovani da qui se ne vanno – mi aveva spiegato Anna -. O lavori per il Convento o alla Casa sollievo della sofferenza, la struttura sanitaria inaugurata dal frate nel 1956. Ha 1000 posti letti e gestisce quasi 60 mila ricoveri ogni anno». L’ospedale lavora tanto e bene (qui nel 2012, ad esempio, è stato effettuato il primo trapianto di cellule staminali), richiama pazienti e famigliari da tutta Italia.
TURISMO
San Giovanni Rotondo ha sicuramente peccato di supponenza costruendo un’infinità di alberghi, ristoranti e b&b che oggi stanno chiudendo, giocando al ribasso o riconvertendosi in abitazioni civili perché, anche da queste parti, il turismo sta convertendosi al mordi e fuggi: tutto in giornata, spesso con i panini portati da casa. Regge invece il mercato dei souvenir con prezzi da far impallidire i cinesi. Oggetti talmente brutti che è una bestemmia accostarli al volto e alle frasi di Padre Pio: braccialetti da 50 centesimi, statuette da un euro, il cuore per la suocera, la coccinella portafortuna, l’orologio da taschino, il portachiavi a sandalo, acquasantiere.... Insieme ci trovate pure le orecchiette, l’amaro santo, il caciocavallo, i taralli, l’olio, tisane, creme e unguenti. C’è pure una farmacia Padre Pio, a San Martino Sannita (Bn), a 150 km dal santuario: grazie all’e-commerce può spedire ovunque. Questo mese propone un’offerta imperdibile: le compresse Vigorman a metà prezzo. Inutile dirvi a cosa servono.