Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 09 Domenica calendario

Oltre 40 mila dollari per il primo Gatsby

Il 12 giugno Christie’s New York manderà all’asta una copia della prima edizione del Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald (1896-1940) per una cifra stimata tra i 40 e i 60 mila dollari (45-67 mila euro). Il volume (a destra) è impreziosito dalla celebre sopraccoperta realizzata dall’artista spagnolo Francis Cugat, nella quale due occhi ipnotici e raggianti emergono sullo sfondo di un cielo blu cobalto. Secondo Jay McInerney Il grande Gatsby è più di un classico della letteratura: «È l’opera che definisce il carattere e la psiche degli Stati Uniti. È la Stele di Rosetta del sogno americano». La prima edizione del Gatsby uscì nel 1925 e vendette molto al di sotto delle aspettative dell’editore: la maggior parte delle 23 mila copie stampate quell’anno erano ancora stipate nel magazzino del marchio Scribner quando Fitzgerald morì quindici anni dopo a Hollywood, dimenticato da tutti. 
La sopraccoperta di questa edizione è una delle tre che l’editore fece stampare all’epoca per promuovere il volume: le prime due portavano una fascetta promozionale (blurb) sul lato posteriore mentre quella di Cugat aveva stampati, sempre sul retro, estratti da otto recensioni del libro. Il grande Gatsby messo all’asta da Christie’s venne acquistato il 30 novembre 1926 dal collezionista di libri antichi Charles Henry Barnard, che nel 1961 lo vendette a sua volta al proprietario attuale per 25 dollari, una cifra che oggi equivale a circa duecento euro. Il libro, spiegano dalla casa d’aste, è in ottime condizioni, soprattutto perché per la maggior parte della sua esistenza è stato conservato nella libreria del suo proprietario, «senza, apparentemente, essere mai stato letto».