il Giornale, 9 giugno 2019
Le azioni di carta in mostra in Borsa
La Borsa, intesa come sede delle contrattazioni, e i certificati azionari oggetto delle compravendite, s’incontrano di nuovo in Piazza Affari, dopo essere stati trasformati dalla storia e dalle tecnologie: Palazzo Mezzanotte, dove un tempo si concentravano le grida (assordanti davvero), da anni ha lasciato il posto ai (silenziosissimi) terminali negli uffici di banche e finanziarie; e anche le azioni, intese come documenti cartacei rappresentativi di quote di proprietà delle società a listino, non esistono più, sono state smaterializzate e oggi costituiscono una semplice voce contabile.
La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, ha pensato di mettere di nuovo insieme questi protagonisti dell’archelogia finanziaria per esaltarne i significati storici e artistici: da domani al 17 giugno il monumentale edificio degli antichi scambi ospita infatti una mostra di 28 selezionatissimi titoli azionari provenienti da tre collezioni, di Angelo Abbondio, di Piergaetano Marchetti e di Borsa italiana. Attraverso queste azioni si potrà ripercorrere più di un secolo di storia nazionale dell’economia e del costume; i certificati hanno nomi di aziende tuttora conosciute, esistenti e no, alcune quotate ancor oggi: ci sono titoli del Monte dei Paschi, della Motta, della Rinascente, dell’Olivetti, della Pirelli, della Perugina e molte altre.
Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Corriere della sera, è uno dei più illustri appassionati di questa speciale forma di collezionismo chiamata scripofilia. Racconta Marchetti: «Le azioni erano i documenti che permettevano di esercitare i diritti di socio, dalla partecipazione all’assemblea allo stacco del dividendo. Le imprese, specie nei periodi più floridi, sull’onda di un gusto ottocentesco per l’illustrazione hanno cominciato a esprimere sui propri titoli il loro orgoglio, rappresentando fabbriche, prodotti, premi e blasoni, comunicando così anche fiducia agli investitori». «I periodi più interessanti dice sempre Marchetti sono stati la fine dell’Ottocento e tutto il periodo Liberty, quando la ricercatezza e lo stile hanno trasformato questi documenti giuridici in vere opere d’arte. Ci si può anche imbattere in azioni firmate da grandi illustratori, un nome per tutti: Marcello Dudovich».