Pinamonti, ma venerdì 15 a Lodz c’è la finale del Mondiale U20...
«Eh, sarà una bella fatica... Ma che orgoglio giocare Mondiali ed Europei in un mese con la maglia azzurra».
A proposito di convocazioni, un anno fa ha declinato la prima nell’Under 21 perché doveva fare la maturità.
«Sì, la chiamata è arrivata in maniera totalmente inaspettata, io ero ancora nel giro dell’U19. Essendo entrato in prima squadra dell’Inter, non avevo potuto frequentare la scuola e mi ero preparato da solo, mi ero già organizzato con i professori per evitare di perdere un anno...».
Alla prima vera stagione in Serie A, 27 presenze e 5 gol con il Frosinone.
«Dopo il primo, in casa della Spal, mi sono scese due lacrime. C’erano i miei genitori allo stadio. Papà Massimo è direttore di banca, mamma Monica lavora in un’azienda agricola con i miei zii. Ho realizzato il sogno che hanno tutti i bambini quando iniziano a tirare calci al pallone».
Lei è anche rigorista. Come è nata l’idea del cucchiaio agli ottavi del Mondiale contro la Polonia?
«Il portiere avversario aveva cercato di innervosirmi muovendo le mani, il pubblico era tutto a favore loro e mi stava fischiando. Ho trovato il modo di zittirli».
Con il Mali però è tornato all’esecuzione di potenza.
«Sì, il cucchiaio si fa una volta ogni tanto. E solo nelle partite che contano: ne avevo già segnato uno in semifinale Primavera contro la Roma. In amichevole sono bravi tutti...».
Il gol ce l’ha nel sangue, fin da quando a nove anni ne segnò 4 nel provino con l’Inter.
«Sono un numero 9 vecchio stampo. Il mio mestiere è fare gol ed essere un punto di riferimento per la squadra grazie alle mie caratteristiche fisiche. Altro che falso nueve, il centravanti avrà sempre un ruolo fondamentale nel gioco del calcio».
Chi sono i modelli a cui si ispira?
«Icardi e Ibrahimovic. L’argentino per me resta uno dei migliori al mondo, nonostante ciò che è successo in questa stagione».
Mancini cerca un centravanti, non è che lei ha fatto un pensierino anche a Euro 2020?
«Me lo auguro. Farò di tutto per arrivare a questo traguardo. Ma già allo stage di aprile ero felicissimo. E poi essere allenati da Mancini... Un livello più alto non c’è».