il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2019
Intervista ad Alessandro Salem
Alessandro Salem, direttore generale contenuti Mediaset, è nato a Palermo.
C’è, da sempre, un’aura di mistero che avvolge la dirigenza Mediaset. Difficile avere qualche dichiarazione in più di un comunicato, di quelli in cui si rassicura che gli ascolti vanno bene e i conduttori non litigano. Poi c’è Alessandro Salem, palermitano, direttore generale contenuti Mediaset, uno che a detta di tutti gode della piena fiducia di Pier Silvio Berlusconi e pure della fama di quello che ogni tanto allenta il nodo della cravatta e rinuncia a qualche formalità.
Il momento più delicato quest’anno?
L’operazione legata ad Adrian, con Adriano Celentano.
È stato difficile gestirlo?
Non è stata solo una difficoltà di gestione, ma anche di aspettative. Pensavamo che il progetto potesse avere un riscontro superiore, invece per molti motivi che poi abbiamo analizzato con Celentano e col suo team di autori, non ci sono stati i risultati che ci aspettavamo.
Adrian tornerà su Canale 5?
La considero naturalmente una partita ancora aperta: non dimentichiamo che stiamo parlando di Adriano Celentano. Lavoriamo perché il secondo tempo del match sia brillante e vincente: certo che abbiamo intenzione di tornare in onda.
A settembre?
La data non è precisa ma più o meno sarà quel periodo.
Uno dei fuoriclasse di Mediaset è Paolo Bonolis. Non è sprecato per Ciao Darwin?
È vero che lui è fuoriclasse e che potrebbe condurre qualsiasi cosa, ma sarei più generoso nei confronti di Ciao Darwin, perché è un programma che mescola sapori molto diversi. E in una tv generalista che fa intrattenimento pop, ha ancora oggi un grosso riscontro.
Gli ascolti vanno bene, ma mi chiedo se Bonolis non sia sottovalutato o se non si sottovaluti lui.
Affatto. Con Bonolis la rete non ha un rapporto statico, lui ha molta voglia di fare e noi stessi siamo i primi a volergli far fare le cose migliori, ma il pubblico ama vederlo alle prese con Ciao Darwin e non ci sono molti altri conduttori che potrebbero condurlo. Darwin è Bonolis, perché dovremmo toglierlo al suo pubblico?
Canale 5 in questa stagione è dursocentrico e Barbara D’Urso ha ascolti buoni, anche se non stellari. Non c’è il rischio di un’eccessiva identificazione della rete con Barbara D’Urso?
Stiamo cercando di fare una tv che offra una linea editoriale ad ampio spettro. Ora c’è una presenza importante della D’Urso, peraltro con un buon riscontro di pubblico, ma ci sono anche tanti altri generi di programmi. C’è un talent come Amici che fa vincere un cantante lirico, c’è un unicum come Striscia la Notizia e, nella fiction, c’è volontà di sperimentazione con linguaggi nuovi. Insomma, Canale 5 per definizione deve essere un mix di cose diverse.
Per la prima volta un conduttore ha quattro programmi su una rete.
Due dei quattro sono in daytime, i due in prime time ora coincidono, ma per un arco temporale limitato. Non pensiamo che questa presenza importante sia eccessiva, anzi.
I contenuti sono discutibili.
I contenuti sono organici a quel genere di programmi. Il problema semmai è non andare oltre certi limiti “editoriali” e tutti noi, a partire da chi conduce, siamo molto attenti perché abbiamo una forte responsabilità nei confronti di chi ci guarda. Poi certo, con tante ore di produzioni su tante reti qualche inciampo può capitare. La cosa importante è correggere immediatamente.
Il sabato sera di Canale 5 è della De Filippi. Lei ha chiesto una diversa collocazione per Amici, siete mai stati tentati di accontentarla?
Certo e siamo ancora tentati. Amici è un programma formidabile per i suoi contenuti e ogni anno facciamo varie valutazioni che condividiamo con la Fascino.
Quindi non è detto che nel 2020 vada di sabato.
Non è detto.
La Domenica pomeriggio di Canale 5 cambierà?
Dovrebbe rimanere così.
Striscia la notizia e Le iene sono considerate roccaforti autonome in Mediaset. Perché portano ascolti o perché Parenti e Ricci portano rancore se togli loro autonomia?
L’indipendenza editoriale dipende dalla capacità di generare ascolti e di produrre contenuti potenti. Tutti e due hanno questa capacità, sarebbe autolesionista frenare questa spinta.
Ricci e Parenti hanno caratteri niente male.
Tutti quelli che lavorano a quel livello di professionalità hanno carattere particolare. La sfida è riuscire a interloquire con questi caratteri, fatto sta che i loro programmi resistono in splendida salute all’usura del tempo.
Silvia Toffanin uscirà mai dal recinto di Verissimo?
Ci stiamo pensando. Silvia ha dimostrato di avere grande talento e la rete punta molto su di lei. È chiaro che non si può rinunciare a Verissimo perché come per Bonolis e Ciao Darwin c’è un forte processo di identificazione tra lei e programma, non sarebbe facile un passaggio di testimone.
Finita l’era di “L’onore e il rispetto” e simili, le fiction Mediaset ora hanno un corso più autorevole, penso a quella con Sabrina Ferilli sugli errori giudiziari.
Abbiamo fatto una scelta che pareva bizzarra, nominare come capo della fiction non un manager tv ma uno sceneggiatore, Daniele Cesarano. Dopo anni di crisi della fiction con una riduzione del numero di serate prodotte, ci siamo detti “cambiamo strada”, aumentiamo gli investimenti, rimettiamo al centro il racconto, il linguaggio e i personaggi.
Il tema di questa stagione tv è quello dei conduttori ospiti in reti concorrenti. Quanto tempo portano via queste trattative?
Dietro queste decisioni ci sono molti ragionamenti, e quello che poi succede non dipende solo da noi ma anche dall’altra parte, la Rai. Portano via un po’ di tempo ma ne portano via di più le azioni diplomatiche interne, quelle con conduttori della stessa squadra.
La De Filippi per la finale di Amici però ha schierato 4 conduttrici della stessa squadra, non era mai successo. Toffanin, Marcuzzi, Blasi, Hunziker. Un’idea sua?
Completamente sua.
È stato difficile farsi dire sì da tutte e quattro?
Ah, ci ha pensato Maria.
Voi avete detto: fai tu?
Visto che è stato un omaggio alla parte femminile di Mediaset ci è parsa un’ottima idea.
Su Italia Oggi sono usciti i compensi milionari dei conduttori Mediaset. Sono veri?
Completamente infondati.
In che senso?
Che sono eccessivi.
Sky e Mediaset fanno programmi simili, penso ad Amici e X Factor, a Tú sí que vales e Italia’s got talent. La sensazione però è che Sky riesca a dare a questi show un posizionamento più alto.
Penso che Sky ritenga l’intrattenimento non una componente strutturale ma uno strumento promozionale ed episodico. Per noi è invece la struttura portante della nostra offerta con un grandissimo volume produttivo, non promozione o vetrina.
Pier Silvio Berlusconi dice che la tv generalista non morirà mai. Come si fa a tenerla in vita?
Producendo contenuti originali con i migliori talenti italiani.
Considerato quanti punti di share sta regalando ad alcuni vostri programmi, state pensando di mettere sotto contratto Mark Caltagirone?
Lo stiamo cercando e le assicuro che dopo averlo trovato gli faremo un contratto blindato di almeno quattro anni. Lo faremo pure sposare.