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 2019  giugno 09 Domenica calendario

Intervista alla leader verde Annalena Baerbock

Dicono di lei che sarà la prossima cancelliera tedesca. Dicono che per quanto sia l’altro co-presidente dei Verdi, Robert Habeck, la popstar della politica federale, il Festspiel, il festival permanente che a ogni uscita attira uomini e soprattutto donne da ogni parte della società, è lei il vero centro del potere nei Grünen. È soprattutto lei, «feticista del dettaglio», che ha cambiato i Verdi facendo dissolvere nell’aria l’eterna divisione tra realò e fundi , pragmatici e fondamentalisti. Annalena Baerbock ha 38 anni, due figlie piccole, ha studiato alla London School of Economics, siede al Bundestag da due legislature e parla con la velocità di una mitragliatrice. Guida il partito da appena 18 mesi, sufficienti però a far passare i Grünen da sesta a seconda forza politica tedesca nelle elezioni europee e, storia di questi giorni, a portarli in testa a tutti i sondaggi con il 26% delle intenzioni di voto.
La Germania deve abituarsi all’idea di un cancelliere verde?
«I partiti politici devono abituarsi al fatto che i temi dei Verdi, in particolare la difesa del clima, non possono essere considerati marginali, ma devono stare al centro dell’azione di ogni governo».
E lei come si sente a essere descritta come futura cancelliera tedesca?
«Io e Robert Habeck ci siamo candidati alla presidenza dei Grünen per affrontare i problemi più urgenti, non per girare intorno alla domanda su chi dei due faccia cosa. E la nostra azione sta avendo abbastanza successo. Ci concentriamo su temi concreti come il clima o gli alloggi a prezzi ragionevoli, su come far funzionare meglio l’Europa. Chi perde tempo a fare speculazioni, perde forza».
Il prossimo obiettivo dei Verdi è diventare primo partito in Germania?
«Non siamo ossessionati dai sondaggi, lavoriamo per assumerci responsabilità e poter tradurre in pratica le nostre idee».
Joschka Fischer, il vostro padre nobile, dice che il successo elettorale comporta per i Verdi grandi responsabilità e sfide. Siete pronti?
«Prendiamo molto sul serio, a tutti i livelli, il fatto che così tante persone ci diano fiducia e contino su di noi. Al Bundestag rimaniamo opposizione ed è difficile avere una maggioranza sulle nostre proposte di legge, che continuiamo comunque a fare per indicare soluzioni alternative. Ma ovviamente vogliamo agire sull’intero territorio nazionale, nei Land e nei comuni dove in molti posti siamo diventati il primo partito».
Cos’hanno capito i Verdi meglio degli altri partiti tedeschi, soprattutto la Cdu e la Spd?
«Non ci siamo chiusi in noi stessi. Ci misuriamo con le grandi questioni. Facciamo proposte, indichiamo una prospettiva: come tenere insieme l’Europa? Come portare la Germania fuori dalla dipendenza energetica dai combustibili fossili offrendo nuove prospettive a chi ci lavora? Penso anche che noi Grünen abbiamo preso sul serio i giovani, la generazione che vivrà sulla propria pelle le conseguenze della crisi del clima. Abbiamo dato loro fiducia, portandoli anche nella politica reale e candidandoli nelle nostre liste».
La Grosse Koalition tra Cdu e Spd sotto la guida di Angela Merkel sembra paralizzata. Cosa verrà dopo: un’alleanza tra Cdu, Verdi e liberali, un esecutivo di minoranza o nuove elezioni?
«La Grosse Koalition deve chiedere a sé stessa se abbia ancora la forza di governare questo Paese. È stato fatale che dopo le elezioni del 2017, l’Europa abbia dovuto aspettare così a lungo perché la Germania avesse un governo. Poi ci sono state le proposte francesi per rilanciare l’economia e l’Eurozona, ma dal governo tedesco c’è stato solo silenzio. L’Europa non può ancora aspettare che la Germania faccia qualcosa, ecco perché il governo federale dovrebbe agire. Se non è più in grado di farlo allora dobbiamo andare a nuove elezioni. La gente ha diritto di decidere nuovamente, anche perché nel frattempo tutti i partiti si sono dati nuovi leader, i temi centrali sono diversi dal 2017 e le sfide sono più grandi. Occorre un nuovo e più forte mandato popolare».
Come volete usare il vostro successo alle elezioni europee?
«L’Europa ha assicurato 70 anni di pace. E su questo fondamento vogliamo continuare a costruire per il XXI secolo. È nata come Comunità del carbone e dell’acciaio, ora deve diventare Unione della difesa del clima. Dobbiamo far sì che il mercato interno non valga solo per merci e servizi ma anche per i prodotti digitali. I giganti del Web devono pagare le tasse e dobbiamo investire nella coesione dell’Europa. Non serve amministrare lo status quo, così si diffonde il sentimento che la politica protegga il potere non le persone. Invece è vero il contrario: l’economia, nel senso dell’economia sociale di mercato, dev’essere al servizio delle persone».
Salario minimo europeo, tassa sul web e tassa ecologica sulle emissioni nocive: basteranno queste misure a entusiasmare i giovani per l’Europa?
«Sono stati proprio i giovani, in Germania e altri Paesi, ad aver capito che l’Europa è il futuro, la loro Heimat. Per questo sono andati in massa alle urne. Vivono in luoghi diversi, ma la varietà dell’Europa li unisce. Ora si aspettano che qualcosa si muova nell’Europarlamento. La cosa più importante sarebbe di avere una o un presidente della Commissione che porti avanti e cambi l’Europa in modo che i giovani non perdano fiducia nel futuro. In concreto significa applicare gli accordi di Parigi sul clima ma anche rafforzare l’Europa sociale, il vero kit per tenere insieme l’Unione. Un’Europa comune deve avere diritti sociali comuni. In Germania significa il diritto di base all’alloggio, che è nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, ma non c’è nella Costituzione tedesca».
Considera legittimo che Manfred Weber rivendichi la presidenza della Commissione europea, in quanto Spitzenkandidat del più forte raggruppamento politico, quello dei popolari?
«Era tempo che i quattro gruppi più forti (popolari, socialisti, liberali e Verdi ndr) si incontrassero per discutere su come portare avanti l’Europa. Ci vuole una donna o un uomo appassionatamente europeista, la quale o il quale abbia anche il coraggio di cambiarla. La futura o il futuro presidente della Commissione deve dimostrare di avere una visione concreta per un’Unione avanzata, sostenibile e sociale. Finora non ho visto nulla di tutto ciò in Manfred».
Che ne pensa della procedura d’infrazione proposta dalla Commissione contro l’Italia per violazione delle regole su deficit e debito?
«Penso che in Europa ci siano regole comuni che tutti i Paesi debbano rispettare. Riguardo alle situazioni di bilancio passibili di procedura, com’è attualmente il caso dell’Italia, significa che i governi nazionali devono presentare piani nei quali spiegano in che modo attraverso un’equa politica fiscale e finanziaria intendono ridurre il deficit e riportare sotto controllo il debito per evitare una procedura d’infrazione. Quando non accade, la Commissione in quanto guardiana dei Trattati deve avviarla».