Corriere della Sera, 9 giugno 2019
Breve storia del rapporto Usa-GranBretagna
Durante il loro incontro londinese, la padrona di casa (Elisabetta II, regina d’Inghilterra) e l’ospite d’oltreoceano (Donald Trump, presidente degli Stati Uniti) hanno usato parole simili: antica amicizia, rapporto speciale. La realtà è meno semplice. Le due nazioni sono state alleate in due guerre (la prima e la seconda guerra mondiale), ma sono state anche nemiche in due conflitti precedenti: quello d’indipendenza dal 1775 al 1783, e quello del 1812 quando gli inglesi scesero dal Canada e bruciarono la Casa Bianca. La Dottrina di Monroe, con cui gli Stati Uniti volevano chiudere agli Europei le porte del continente americano, era diretta anzitutto contro la flotta britannica. Gli Stati Uniti combatterono con le potenze occidentali durante la Prima guerra mondiale, ma dopo la fine del conflitto pretesero che gli alleati rimborsassero i prestiti ricevuti dalle banche americane durante la guerra. Il «rapporto speciale» cominciò dopo la fine della Seconda guerra mondiale quando l’Inghilterra, governata allora dai laburisti e impegnata nella creazione di uno Stato sociale, cedette agli americani il compito di garantire la sicurezza delle democrazie occidentali contro l’Unione Sovietica e i suoi satelliti. Da quel momento gli inglesi, alla corte dell’Imperatore americano, poterono contare su preferenze e privilegi, soprattutto in materia di intelligence, che erano generalmente negati agli alleati «minori». Ma vi furono anche circostanze in cui dovettero subire qualche richiamo all’ordine, come accadde durante la spedizione anglo-francese per la conquista del canale di Suez nel 1956, quando il presidente degli Stati Uniti (era il generale Eisenhower) intimò ai due Paesi di interrompere le operazioni. I francesi avrebbero resistito all’ukaz di Washington, ma Londra temeva che la finanza americana a Wall Street avrebbe distrutto la sterlina e si piegò alla volontà della Casa Bianca.
Gli inglesi riconquistarono una maggiore autorevolezza a Washington quando divennero membri della Unione europea. Potevano costringere l’Ue a tenere conto degli interessi commerciali americani. Potevano soprattutto impedire che l’Unione diventasse anche militare e che l’esistenza di un esercito europeo intaccasse l’egemonia degli Stati Uniti. Oggi la Gran Bretagna vive giorni difficili. Il suo Parlamento è inceppato. Il suo maggiore partito è diviso. Il suo Primo ministro è dimissionario. In questo quadro Donald Trump può permettersi di ignorare l’etichetta di Buckingham Palace, di nominare il prossimo Premier (Boris Johnson, già ministro degli Esteri e acerrimo nemico di Bruxelles), di designare la persona che dovrà negoziare l’ultimo atto di Brexit (Nigel Farage, leader della campagna contro l’Ue) e di consigliare al governo di Sua Maestà una azione giudiziaria contro la Commissione europea. Un rapporto, quello fra Gran Bretagna e Stati Uniti, veramente speciale.