ItaliaOggi, 8 giugno 2019
Le quote rosa anche ai concerti
Frau Merkel è contraria alle quote rosa. Lei, al potere, ci è arrivata pur partendo da una Ddr comunista e misogina, e facendosi largo in una Cdu maschilista. È giunta alla vetta contro gli uomini, e senza imitarli, ma anche in Germania, per le donne, la battaglia non è finita, guadagnano sempre meno degli uomini pur facendo lo stesso lavoro, e in diversi campi sono discriminate. Mozart, Chopin, Mahler, Beethoven, Rachmaninov, Rossini, ai concerti quando si esegue la musica composta da una donna? Se lo chiede Die Welt. E anche a teatro dovrebbero mettere in scena drammi e commedie scritti da donne, e si dovrebbero favorire le registe.Quest’anno, ricorda il quotidiano, ricorre il 200esimo anniversario della nascita di Clara Schumann, compositrice e pianista. Qualcuno l’ha messa in programma per l’occasione, ma di solito si eseguono le musiche di suo marito Robert. E quando si pensa a Fanny Hensel, nata nel 1805 ad Amburgo, sorella maggiore di Felix Mendelssohn? Felix viene eseguito con regolarità. Fanny, che secondo i musicologi non ha niente da invidiargli, molto di rado, e di solito da una pianista. Gli uomini la dimenticano.
C’è una «colpa» originaria. Per Felix la musica era una professione, un lavoro, e per lei solo «una passione privata», imposta dalla sua condizione femminile. Sono trascorsi due secoli e poco è cambiato. Nei musei si è dato spazio alle pittrici, che a lungo non osavano firmare con il nome intero, limitandosi all’iniziale. Altrimenti nessuno avrebbe comprato i loro quadri. Ma la musica rimane dominio degli uomini.
I Wiener Symphoniker sono stati a lungo un «club maschile» in cui era precluso l’ingresso alle donne. Anche l’arpista era un distinto signore con i baffi. Solo da pochi anni hanno ceduto, ma solo dopo che lo Stato aveva minacciato di tagliare le generose sovvenzioni. Ora nell’orchestra suonano le donne, senza compromettere affatto la qualità (i maestri sono ben pagati, questo era l’unico motivo per difendere il loro privilegio), ma eseguono quasi sempre composizioni di uomini.
Nell’Ottocento, in ogni casa borghese c’era un pianoforte. Tutte le ragazze di buona famiglia studiavano musica e canto, ma solo per rallegrare le serate tra amici e parenti. Mel Bonis, ricorda Die Welt, era un genio, e sarebbe rimasta a strimpellare valzer al sabato sera, se non fosse stata scoperta a 18 anni nel 1858 da César Franck, che costrinse il padre a mandarla al conservatorio. Mélanie Hélène, questo il suo nome, si trovò nella stessa classe con Claude Debussy. La sua carriera finì prima di cominciare: ventenne, dovette sposare un vedovo che aveva il doppio dei suoi anni. Continuò a comporre, nonostante i figli, divenne la prima donna segretaria della Société des Compositeurs.
Nel 1905 Camille Saint-Saëns ascolta un suo quartetto per pianoforte, ed esclama: «Io non avrei mai creduto che una donna potesse comporre un simile capolavoro… Mélanie conosce ogni trucco della composizione». La musica di Mel Bonis fu eseguita, e poi dimenticata dopo la Grande Guerra. Perché non riscoprirla oggi? Non si tratta di riesumare qualche rara musicista, per capriccio o per rispettare le quote rosa. Sono molte, e di grande valore. Come l’italiana Francesca Caccini, nata nel 1687, figlia di Giulio Caccini, lei è dimenticata, al contrario del padre. Francesca è la prima compositrice di un’opera nella storia: nel 1607 andò in scena La stiava, alla corte dei Medici. Sono alcune fra tante proposte. La riscoperta delle compositrici servirebbe a ravvivare i programmi delle sale di concerto. Senza dimenticare che il pubblico per due terzi è composto da donne. Gli uomini sono pochi e di solito accompagnano mogli e amiche.