ItaliaOggi, 8 giugno 2019
La soia destinata ai cinesi si mangia la foresta amazzonica
La soia per il mercato cinese non cresce sugli alberi. E così in Brasile – primo esportatore al mondo sul mercato orientale dopo che gli Stati Uniti sono stati esclusi per i dazi introdotti da Donald Trump – la deforestazione sta subendo un’accelerazione: la Reuters ha riferito che dalle immagini satellitari risulta un rapido aumento della riduzione della foresta pluviale amazzonica durante il mese di maggio.La deforestazione non è una novità: negli anni il fenomeno è stato altalenante, in alcuni momenti più veloce e in altri un po’ più a rilento, indipendentemente da chi fosse in carica. Ma da quando Jari Bolsonaro è diventato presidente si è notata un’accelerazione, anche perché l’Agenzia per la protezione ambientale è stata eliminata dal nuovo presidente e le competenze sono finite in capo al ministero dell’agricoltura che, come fa notare Forbes, è fortemente influenzato dalle lobby brasiliane, tra cui quella della soia. E per la soia brasiliana la Cina è tutto: dopo la vicenda dei dazi americani, il Brasile è diventato un bacino strategico per Pechino, che lo scorso anno ha acquistato 10 milioni di tonnellate di soia brasiliana. E nel Paese sudamericano si sono coltivate superfici record, ovviamente un’espansione delle coltivazioni non è direttamente collegabile a un aumento della deforestazione, può infatti avvenire a scapito di altre colture, ma con la domanda cinese di soia così alta la ricerca di nuove superfici da coltivare è un tema prioritario per le grandi imprese agricole brasiliane.
Insomma, il destino dell’Amazzonia dipende dalla Cina: gli importatori cinesi non sono molto sensibili alle problematiche ambientali, gli istituti di credito orientali finanziano senza grossi problemi gli operatori del settore e, Bolsonaro o non Bolsonaro, tutto questo offre agli agricoltori un incentivo alla deforestazione. Come ricorda uno dei portavoce di Greenpeace in Brasile, Marcio Astrini, il governo non ha certo a cuore le tematiche ambientali e ha ridotto le misure previste per difendere il polmone verde del mondo.
La domanda cinese di soia è prevista in aumento, così come quella di merci dall’alto impatto sulle foreste, come la carta e la polpa di legno. Per l’Amazzonia non proprio una buona notizia.