ItaliaOggi, 8 giugno 2019
Diritto & Rovescio
Il giornalista scientifico Piero Angela che, a occhio e croce, deve aver fatto (bene) quel che nel giornalismo ha voluto fare, incoraggiato in ciò anche dai grandi mezzi che gli ha sempre messo a disposizione la Rai per almeno trentant’anni, e suppongo senza porre condizioni, ha cominciato anche lui a fare delle prediche che non pagano dazio. Prediche generiche, fatte tanto per parlare. Senza nomi e cognomi. Ha detto: «È impensabile una società civile che non dia piena libertà alla stampa. Del resto sappiamo bene quante vicende, anche nel nostro paese, sarebbero rimaste nell’ombra senza il minuzioso lavoro di inchiesta di tanti giornalisti». Ma a chi, oggi, si rivolge Angela? Al giornalismo italiano? Anche se è uno dei più liberi al mondo? Per fargli la predica? Ma per che cosa? Se uno getta l’allarme, vuol dire che c’è un pericolo. Ma se il pericolo non c’è, è un allarmista, che inventa un caso. Per agitare le acque. A che pro?