Il Sole 24 Ore, 8 giugno 2019
Olanda paradiso fiscale?
Paradiso fiscale secondo alcuni, ecosistema molto efficiente e competitivo per altri. Quello che però è evidente, ormai anche agli occhi talvolta un po’ periferici dell’Europa del sud, è la centralità della piazza di Amsterdam nel capitalismo del vecchio continente, sempre più orfano di Londra e dei suoi vantaggi.
I Paesi Bassi hanno affinato da tempo una politica molto “reattiva” ai bisogni del mercato, soprattutto sul versante fiscale, ambito in cui la piazza olandese è in grado di concorrere con amministrazioni unanimemente considerate più “flessibili” e malleabili della media europea.
La concorrenza tributaria viene giocata su almeno cinque livelli, rispetto per esempio alla più rigida ed esigente disciplina italiana, a cominciare dalla partecipation exemption, in sostanza l’esenzione sulle plusvalenze maturate su titoli e azioni. Ma è soprattutto sui rulings, cioè gli accordi preventivi con il Fisco sul tema della gestione tributaria dei flussi interni alle multinazionali, che l’Olanda ha spesso una marcia in più, e più veloce, rispetto ad altri partner europei, non esclusa l’Italia. E a corredo di queste garanzie preventive, che altro non sono che chiara e corretta pianificazione fiscale per le imprese che vi si stabiliscono, i Paesi Bassi mettono a disposizione del contribuente oltre 150 accordi internazionali, soprattutto convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione – una specie di assicurazione sul rischio di contenzioso fiscale internazionale.
Ancora, la legge fiscale olandese non prevede tassazione sulle royalties – licenze e concessioni – in uscita e infine, non ultimo atout, le aliquote equivalenti alla nostra Ires scenderanno nel 2020 al 14,5% per microimprese (fino a 200 mila euro di ricavi) e al 22,5% sopra quella soglia (ad oggi 1,5% in più rispetto alla corrispondente imposta applicata dal fisco italiano ).
Il forfait dei calciatori
La parziale delocalizzazione in Olanda può avere effetti fiscali significativi anche se una multinazionale, per esempio, mantenesse la sede fiscale in Italia. Il beneficio in questo caso è però legato alla nuova politica fiscale italiana di attrazione dei talenti, dei benestanti e dei rimpatrianti. La legge di bilancio per il 2017, entrata in vigore nel gennaio di due anni fa, prevede un’imposta forfetaria per i neoresidenti se “manager o lavoratori con alta qualificazione professionale”.
Per comprendere meglio l’agevolazione basta esemplificarla: un manager di società olandese, ma basata fiscalmente in Italia, potrebbe beneficiare della tassazione fissa di euro 100mila / anno per quindici anni, portando a regime agevolato anche i familiari (moglie e figli) assoggettati a loro volta all’imposta quindicennale di 25mila euro anno.
Uno schema molto così efficace di pianificazione fiscale da aver fatto trionfale ingresso anche sul palcoscenico del calcio, contribuendo a riportare i riflettori internazionali sul campionato, nel tempo un po’ sbiadito, della Serie A.