Libero, 8 giugno 2019
Le eredita di Marco Polo solo a donne
Un uomo di grande ingegno e di spiccata intraprendenza – e questo lo sapevamo già – ma anche di notevole generosità e in qualche modo proto-femminista. A rivelare aspetti forse insospettabili di Marco Polo, il grande esploratore veneziano che per primo percorse in modo integrale la “via della seta” e raccontò la propria impresa nel Milione, una sorta di diario di viaggio e di avventure, è il suo testamento, finalmente letto e compreso nei dettagli. Autore dell’impresa è un gruppo di studiosi appartenenti a “Scrinium”, fondazione culturale della città lagunare, alla Biblioteca Nazionale Marciana anch’essa di Venezia, e alla Fondazione Torino Musei, che hanno pubblicato l’esito delle loro ricerche in Ego Marcus Paulo volo et ordino, titolo dello studio e incipit latineggiante degli ordini in punto di morte dell’esploratore. L’opera contiene una fedele riproduzione della pergamena originale con l’atto testamentario, redatto per lo più in latino medievale, di difficile decifrazione e ora invece leggibile grazie alla riproduzione fototipica che il computer può ingrandire, distinguendo le tracce di inchiostro dalle scabrosità del danneggiato supporto scrittorio; poi, ovviamente, è analizzato il contenuto dell’importante documento.
L’ESPOSIZIONE
La copia riprodotta a computer sarà poi presentata a Torino il 14 giugno a Palazzo Madama ed esposta fino al 14 settembre al MAO Museo d’Arte Orientale. Il testo venne scritto su un’elegante pergamena di pecora nel 1324 e, per non lasciare dubbio alcuno e assumere valore di ufficialità, reca elementi biografici del viaggiatore e la sua firma. Ma, soprattutto, ne contiene l’anima, rivelando aspetti sorprendenti del carattere. Apprendiamo che Marco Polo era benestante, probabilmente proprio grazie agli affari fatti (e ai donativi ricevuti), lungo il suo infinito percorso, “la via della seta”, allora come ora itinerario commerciale e fonte di business d’ogni tipo: emerge anche nel Milione, con riferimenti a beni e possedimenti, che ora ritornano nel testamento. Disponeva dunque di gran quantità di denaro (in diverse valute) e di oggetti pregiati di ogni natura, ad iniziare da merci esotiche (spezie, pietre preziose, monili di fattura raffinata), introvabili in Europa e dunque valutate moltissimo. In punto di morte, dunque, quando elenca le sue decisioni riguardo a chi destinare tale notevole ricchezza Marco Polo ha voluto continuare a stupire. Innanzitutto ingenti donazioni alla chiesa per salvarsi l’anima, e fin qui nulla di strano. Poi – questa è la prima sorpresa – la liberazione di un suo schiavo personale, a cui assegnare anche un’ingente somma di denaro, quasi un vitalizio per chi di lì a poco sarebbe rimasto privo di “lavoro.” E poi, come anticipato, il lascito più rivoluzionario, degno di movimenti femministi “ante litteram”: gran parte del patrimonio fu destinato alla moglie e alle figlie in un momento storico nel quale si lasciava tutto al ramo maschile della famiglia. Per loro un elenco notevole di proprietà e di oggetti favolosi, quasi leggendari; ecco qualche esempio: bottoni di ambra, stoffe traforate in oro, drappi di seta, redini di foggia singolare, persino il pelo di yak e una gioia (nel testo, in dialetto veneziano, è scritto “zoia”) in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”. Insomma un documento che, meglio di ogni altro, racconta l’umanità di Marco Polo, già emersa in vari episodi della sua opera. controcorrentE Il recupero del prezioso reperto è stato frutto di meticolose ricerche negli anni: redatto dal prete-notaio Giovanni Giustinian (e anche da questo è evidente l’attenzione al clero nel destinare i preziosi lasciti), la pergamena è stata ritrovata, dopo certosina ricerca, all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59: un “corpus” di testamenti di gran parte della famiglia Polo, da quello del padre Niccolò a quello dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan del 1271. Subito grande attenzione alla caducità del supporto scoperto, tanto che nel 2016, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Biblioteca Nazionale Marciana e Scrinium hanno deciso di realizzare un clone corrispondente all’originale, da studiare poi in estrema sicurezza. «Si è iniziato con le indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena», spiega Ferdinando Santoro, presidente di Scrinium «da parte di un’équipe di specialisti in microbiologia. Poi si è passati a un approfondito studio paleografico del testo, senza però sollecitarlo troppo, data la fragilità; e grazie agli elementi acquisiti Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica del testo. Il testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma».