Corriere della Sera, 7 giugno 2019
Madonna, disco e rivelazioni
Madonna è molte cose diverse. Ogni passo della carriera una nuova versione: material girl, dominatrice sadomaso, mora, bionda, mistica, provinciale, globale. In «Madame X», il suo nuovo album che uscirà il 14 giugno, una definizione non basta. È stata lei stesso ad anticiparlo nell’annuncio social di qualche settimana fa. «Madame X è un agente segreto che viaggia nel mondo, cambiando identità, combattendo per la libertà e portando luce nei posti bui». E via una lista di diverse personalità da «suora» a «prostituta», da «capo di stato» a «casalinga».
A un primo ascolto dell’album, prodotto da Mirwais, Diplo e altri, la sensazione del giro del mondo e delle personalità (musicali) multiple è confermata. I bollini sul passaporto di «Madame X» ci portano in Colombia, India, Portogallo, Jamaica. Madonna non ha scelto una linea, un’identità sonora definita e univoca, ma ha mischiato influenze e atmosfere, ispirata forse dal trasloco a Lisbona per seguire la carriera calcistica di uno dei suoi figli.
Il disco apre con «Medellín», singolo a trazione latina con Maluma. La star colombiana torna anche in «Bitch I’m Loca», la più azzeccata delle due, anche se la presenza di lui è dominante. «Dark Ballet» è un pezzo frankenstein, un assemblaggio di corpi: voce e piano, dub oscuro e all’improvviso un synth distorto ci porta nello Schiaccianoci di Ciaikovskij per poi tornare indietro. Un passaggio a vuoto che offre a Madonna il palco per lanciare un monito ai potenti che credono di restare impuniti per il loro crimini. E chissà se fra questi c’è anche il presidente americano Donald Trump che, in un’intervista al New York Times Magazine, lei ha definito debole come tutti i maschi alfa che compensano le loro insicurezze «bullizzando gli altri». La canzone, ha detto alla rivista francese Têtu, «è ispirata a Giovanna D’Arco», la santa guerriera pre-femminista, «e al suo non aver paura di morire per ciò in cui crede». Sempre al NYT Magazine ha parlato del caso Weinstein: «Era uno che esagerava: aveva un modo di flirtare molto sessuale e diretto con me quando abbiamo lavorato assieme, e io non ero interessata». Non ha festeggiato la condanna: «Non gioisco delle disgrazie altrui, ma ho avuto un senso di sollievo. È un bene che chi ha abusato del suo potere per così tanto tempo sia stato messo di fronte alle sue responsabilità».
«Madame X» è anche politica. «God Control», un ritorno alla disco anni 70 con tocchi di vocoder, è un’accusa alle leggi americane sulle armi da fuoco. Tema che torna in chiusura del disco: «I Rise» è una ballad che funzionerebbe da sola ma il campionamento di un discorso di Emma Gonzales, sopravvissuta alla strage della Parkland school, regala commozione e profondità. «Future» è un riempitivo reggae dancehall con il trapper Quavo dei Migos. La parte viaggiatrice torna in «Batuka» e il botta e risposta fra la diva e un coro di donne di Capo Verde e con le percussioni indiane di «Extreme Occident». In «Killers Who Are Partying», ballad intensa, torna la Madonna di battaglia che si schiera con islam, israeliani, nativi americani, donne violentate, bambini sfruttati e poveri. Ritmi rallentati anche nell’avvolgente «Crave» con il trapper Swae Lee dei Rae Sremmurd. Non lascia il segno invece la melodia teenpop di «Crazy». «Faz Gostoso», cover in duetto con la brasiliana Anitta fonde Africa e latin e trascina. «I Don’t Search I Find», bassi potenti e distorti, è la Madge da dancefloor, la «Vogue» di questo album.
Madonna non anticipa più le mode, già da prima di questo album, ma qui dimostra di saper prendere da tutti senza perdere l’orientamento e riuscendo a mettere la sua firma.