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 2019  giugno 07 Venerdì calendario

In Botswana ancora caccia libera agli elefanti

È stato a lungo un esempio virtuoso nella lotta contro il bracconaggio. Adesso però, con una decisione che si porta dietro un mare di critiche, il Botswana ha tolto il divieto della caccia agli elefanti. Negli anni 70 in Africa viveva oltre un milione di pachidermi contro i 415 mila esemplari di oggi. Il Botswana, da solo, ne conta oltre un terzo, circa 130 mila: una concentrazione che, secondo il presidente Mokgweetsi Masisi, arrivato al potere nel 2018, rappresenta un problema per gli abitanti del paese.Gli elefanti hanno trovato rifugio nello stato africano, che un tempo era particolarmente inflessibile con i bracconieri e il cui territorio è occupato per il 40% da parchi nazionali. La caccia agli animali selvaggi minacciati era stata vietata nel 2014 dall’ex presidente Ian Khama. All’aumento del numero di esemplari si è però accompagnata la diminuzione della superficie del loro habitat. In 100 anni i pachidermi hanno perduto oltre l’80% del loro territorio e oggi tendono ad avvicinarsi alle zone abitate dall’uomo. Il cambiamento climatico amplifica il fenomeno: uomini ed elefanti si ritrovano spesso alle stesse fonti di acqua e gli animali possono diventare aggressivi. Per non parlare dei danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole e soprattutto all’allevamento, un’attività economica molto rilevante in Botswana.
Come prevedibile, però, l’annuncio del Botswana ha suscitato critiche e reazioni, in particolare dopo che il 6 maggio scorso un gruppo di esperti dell’Onu ha pubblicato un rapporto allarmante sulla biodiversità nel mondo. Più di un milione di specie sono minacciate, tra cui i grandi mammiferi. Le conseguenze della loro estinzione sono ancora sconosciute, ma potrebbero essere drammatiche, anche per l’uomo. Dal canto loro, i fautori della caccia ritengono che essa permetterebbe di controllare la popolazione di questi mammiferi e di limitare il bracconaggio e il commercio illegale di avorio, di cui almeno 50 mila elefanti sono vittime ogni anno. Se dunque da un punto di vista locale, la decisione del presidente Masisi potrebbe apparire sensata, su scala mondiale le conseguenze rischiano di essere ben più complesse. Alcune ricerche hanno mostrato, per esempio, che mettendo sul mercato una maggiore quantità di avorio aumenta anche la domanda. Il rischio di incoraggiare il bracconaggio è dunque reale.
Sul fronte della conservazione degli elefanti, il Botswana collabora da tempo con i paesi vicini. Nel 2011 è stata creata un’area di 500 mila chilometri quadrati a cavallo fra Angola, Namibia, Zambia e Botswana. Un aspetto chiave di questa collaborazione consiste nel creare dei corridoi per permettere agli animali di migrare in tutta sicurezza negli habitat dei paesi vicini. Consentire agli elefanti di disperdersi in una zona più ampia dovrebbe contribuire ad attenuare la pressione sulla popolazione del Botswana e a ridurre l’intensità del conflitto fra uomini e pachidermi. L’obiettivo è trovare soluzioni per rendere possibile la coabitazione con la fauna selvatica senza recare pregiudizio agli abitanti. In alcune aree, per esempio, i leoni vengono dotati di Gps: gli allevatori vengono dunque allertati quando i predatori si avvicinano ai centri abitati.