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 2019  giugno 07 Venerdì calendario

Veronica Rutelli si racconta

A volte capita che la vita ti ricompensi. Pensate a Serena Rutelli, la cui esistenza è cominciata con l’abbandono da parte dei genitori naturali, ha passato l’infanzia in una casa famiglia, è rinata quando è stata adottata da Barbara Palombelli e Francesco Rutelli, è diventata una donna equilibrata, simpatica, gioiosa e ora si sta per sposare con Alessandro, un ragazzo di colore anche lui abbandonato in fasce e accolto da una famiglia romana. Due destini simili che si incrociano, si riconoscono, e si uniscono. Questa bellissima storia non sarebbe stata conosciuta dal grande pubblico se Serena non si fosse impuntata ad entrare nel Grande Fratello, per una volta strumento di valori positivi. E, senza trascendere o dare di matto come altre sue colleghe, è arrivata alla terzultima puntata.
Dunque, Serena, qual è il bilancio dell’esperienza nella casa del Gieffe?
«È stato bellissimo. Ne sono molto contenta perché, come immaginavo, vivere lì dentro ti fa crescere».
E in che cosa si sente cresciuta?
«Nella sicurezza, cosa di cui avevo gran bisogno. Ti rafforza il carattere, ti induce a pensare prima di agire».
Ma lei aveva bisogno del Grande Fratello per maturare?
«È una situazione particolare, in cui sei chiusa dentro e devi convivere con tante persone con caratteri diversi, ma sei anche tanto sola, senza supporti affettivi delle persone care. Una prova che non affronti nella vita normale».
I suoi genitori non volevano che entrasse...
«Mio papà in particolare temeva che mi demoralizzassi, che la prendessi male. Non è stato facile convincerlo, ci sono voluti anni. Mia madre invece era favorevole, glielo avevo chiesto tante volte. Poi quando mio padre ha visto come reagivo nella casa si è tranquillizzato».
Il momento più duro è stato quando la sua madre biologica – che non l’ha mai cercata dopo l’abbandono – ha chiesto alla produzione di poterle parlare...
«Sì, non è stato facile. Mi avevano messo in guardia sul fatto che sarebbe potuto capitare, andando in televisione. E pensavo di prenderla peggio. Invece ho reagito bene, non sono stata male e ho rifiutato di incontrarla».
Pensa di poterlo fare un giorno?
«Mai».
Invece lo farà con suo fratello Gaetano che pure si è palesato durante il Gieffe?
«Un giorno, quando sarò pronta, forse lui lo vorrò conoscere. Sapevo che c’erano altri fratelli, quattro, più grandi di me, tutti abbandonati dai miei genitori naturali».
Che hanno lasciato lei e sua sorella minore, Monica, in una casa famiglia...
«Io ci sono stata dai tre ai sette anni. Per fortuna ci hanno trattato bene. Poi sono arrivati Barbara e Francesco e la nostra vita è completamente cambiata».
Siete passate da essere orfane a figlie di genitori famosissimi.
«All’inizio non ce ne rendevamo conto, cercavamo solo di abituarci alla nuova famiglia. Poi crescendo abbiamo dovuto affrontare anche il peso del nostro cognome, ma ci siamo abituate a queste situazioni».
Per esempio le hanno subito detto di essere stata scelta per il reality grazie a sua madre...
«Ma non ci sono rimasta male. So come vanno queste cose. Per essere presa ho fatto tre provini e mi sono mostrata per come sono io e non per come sono i Rutelli».
Tra l’altro, come mai ha scelto di fare un lavoro «nascosto» come l’estetista?
«Non sono una secchiona e una super precisa come loro. Non studiavo più di tanto. Dopo il liceo linguistico ho deciso di cambiare strada e fare la scuola da estetista. Così ha fatto anche mia sorella».
E prima di entrare nel Gieffe, Alessandro le ha chiesto di sposarlo...
«Ma ora vediamo quando. Siamo ancora giovani, soprattutto lui che ha 21 anni e sta studiando scienze motorie».
Vi ha uniti lo stesso destino di figli abbandonati?
«Lui è stato adottato da una famiglia romana quando aveva tre mesi e non si sa neppure da quale parte del mondo provengano i suoi genitori naturali. Ci siamo conosciuti casualmente un anno e mezzo fa in un locale al centro di Roma. È stato un colpo di fulmine. Un amore puro. Raro. Forse anche perché abbiamo avuto la stessa sorte all’inizio della nostra vita».