il Giornale, 7 giugno 2019
Il ministro gay fedelissimo di Netanyahu
Ha 41 anni, una piccola barba, un faccia molto simpatica, è ha dedicato il suo nuovo incarico al suo compagno «l’amore della sua vita Alon Haddad» un altro bravo ragazzo come lui, e ai loro due bellissimi bambini Ella e David, gemelli di 4 anni avuto da una madre surrogata americana. Insomma alla sua vita normale di nuovo ministro dello Stato d’Israele, il primo apertamente LGTB. Il suo nome, che passa adesso alla storia è Amir Ohana. E molto interessante leggere per intero la sua dedica, fatta «come ebreo, come orientale, come membro del partito Likud, come nativo di Beersheba (nel profondo sud del deserto, ndr), come liberal e come avvocato che ha speso migliaia di ore in tribunale», per il quale «è un grande onore servire come ministro della giustizia».
Nel pomeriggio di ieri Amir ha partecipato in giacca e cravatta ministeriale a una controversa e difficile manifestazione del Gay Pride a Gerusalemme, accolto da grande entusiasmo da una parte, dall’altra dalla feroce disapprovazione dei religiosi che non mancano mai nella capitale, e infine dall’aggressività scomposta della parte più classica del movimento che non ama le sue posizioni di decisa approvazione, di simpatia, di sostegno decennale per Netanyahu. Gli hanno addirittura gridato «vergogna». È un aspetto collaterale della famosa quanto stupida accusa di «pink washing» che fanno i movimenti gay di sinistra (che ieri l’hanno contestato al «Gay pride» di Gerusalemme) e il mondo arabo a Israele, alle sue leggi e del suo atteggiamento totalmente aperto, fra i più avanzati del mondo nonostante l’opposizione del rabbinato, accusandolo di usare quest’atteggiamento come una foglia di fico sui suoi molteplici peccati contro i palestinesi. Ma questo non impedisce ai palestinesi gay che possono, insieme agli altri arabi e anche iraniani della zona, di cercare rifugio dentro i confini israeliani da persecuzioni crudeli e anche mortali. Ohana, che nella città di Beersheba, patria di mentalità retrograde tipiche del mondo meridionale ed orientale, osò uscire dall’armadio a 15 anni: il suo coraggio non è mai venuto meno nemmeno nel non facile compito di difendere Israele con tutto sè stesso e di essere considerato un conservatore in un ambiente laico. Netanyahu, che laico lo è anche lui, sta sistemando il governo nella prospettiva delle prossime, inaspettate elezioni del 17 di settembre. Si era parlato di quel ministero per un personaggio di estrema destra Bezalel Smotrich dell’Unione dei Partiti di Destra, ma una sua uscita per cui avrebbe usato il portafoglio «per ristorare la legge della Bibbia, come ai tempi di Salomone e di David nello stato ebraico» ha cancellato, fortunatamente, le sue possibilità. L’incarico di Ohana potrebbe durare fino a novembre, ammesso che non venga rinnovato. Questo consente a Netanyahu di contare su un ministro fedele in un periodo difficile per la sua vicenda giudiziaria, e per la possibilità di restaurare la decisione della Knesset nei confronti del restauro della immunità parlamentare cui il premier potrebbe ambire.
Ohana rimpiazza Ayelet Shaked, una ministra di un piccolo partito che non è stata rieletta alla Knesset e che potrebbe riservare molte sorprese nel futuro fino a diventare una candidata presidenziale: Netanyahu per ora l’ha mandato a casa insieme a altri per liberare posti per il Likud, e incoraggiarlo in una inaspettata guerra che Bibi vuole assolutamente vincere, ancora di più dopo il tradimento di Lieberman. La sua assenza dalla scena cade in un momento molto delicato, tanto che Trump mostra incertezze sul suo «programma del secolo»; i nemici come l’Iran e gli hezbollah, oltre naturalmente ai palestinesi, fanno sentire un clangore di spade più assordante del solito, a nord in Siria, come al Sud a Gaza. Intanto la polizia israeliana ieri è stata tutto il giorno rafforzata in centro mentre i gay marciavano. Un giovane uomo nato da genitori marocchini in questo paese in guerra è stato capace di studiare quello che ha voluto, di sposare il suo compagno gay, di diventare un politico importante e, ohi ohi, persino di scegliere di essere un conservatore dalla parte di Netanyahu. Questa è libertà.