La Stampa, 7 giugno 2019
Nell’orto botanico più antico al mondo
È frutto della conoscenza aristotelica l’Orto botanico di Padova, il più antico del mondo, a due passi dalla Basilica di Sant’Antonio e circondato da muri fin dalla sua origine nel Cinquecento per evitare i furti delle rare piante medicinali che custodisce. Alla vicina università studiavano Alberto Magno, il più grande cultore della materia dopo Aristotele, e Pietro d’Abano, traduttore della terapeutica di Galeno, e dal porto di Venezia arrivavano semi esotici.
Non solo furti, ma anche frodi erano possibili mentre la scienza andava affermandosi e pochi studiosi sapevano discernere la verità dalle dicerie. Proprio per aiutarli il primo vero custode dell’Orto, Luigi Squalermo, detto Anguillara, vi fece introdurre quante più piante possibile.
Sono 7.000 oggi, con 3.500 specie rappresentate, tra cui la palma di San Pietro del 1585 eternata da Goethe ne La metamorfosi delle piante, il Platano orientale cavo del 1680, il Ginkgo biloba cinese del 1750, la pianta a semi più antica considerata da Darwin un fossile vivente, e la Magnolia grandiflora più vecchia d’Europa del 1786. Non mancano lillà, gelsomini, girasoli e margherite, che fanno primavera. E nelle serre le piante carnivore, dalla Dionea alla Drosera, alla Sarracenia, che hanno modificato le foglie per catturare gli insetti.
Ma è nella parte più antica, a ridosso del muro circolare tra le porte nord e sud, che si trova la continuazione dell’Horto medicinale, da cui si comprende come specie un tempo preziose a fine terapeutico siano state superate dalle scoperte scientifiche, mentre altre in passato poco conosciute possano essere ancora utili alla salute. Tra queste ultime, ci sono la Dioscorea e il Tasso, usate per la sintesi di ormoni e di sostanze antitumorali. Appena dopo la porta sud, le crocette sui cartellini indicano la pericolosità delle piante velenose, dall’oleandro al mughetto, al ricino, ma molte di esse se usate in modo giusto possono essere benefiche.
Ancora più divulgativo e spettacolare è il Giardino della biodiversità, la parte nuova dell’Orto fatta di serre, vetrate, vasche e pannelli di spiegazione sulla vegetazione nelle varie fasce climatiche. L’acqua utilizzata viene dalla pioggia e da un pozzo artesiano, l’energia da pannelli fotovoltaici e anche qui, come in tutto il parco, non si usano insetticidi, ma si combattono insetti e acari in natura con predatori, parassitoidi e trappole colorate.