La Stampa, 7 giugno 2019
Calcutta: «E dire che volevo solo fare l’autore»
Un successo dopo l’altro. Da tre anni quello che tocca Calcutta diventa hit. Sia che siano brani cantati da lui, sia che siano affidati ad altre voci. In questo senso l’esempio più clamoroso è Se piovesse il tuo nome di Elisa, poi uscita anche in duetto. Senza dimenticare Io non abito al mare scritta con Francesca Michielin. Il suo secondo e più recente album, Evergreen, ormai uscito un anno fa, ha una tracklist che potrebbe dare vita ad altrettanti singoli. Da Cosa mi manchi a fare, lanciata da Radio Deejay quando ancora in pochissimi sapevano chi ne fosse il cantante, è stato un continuo crescendo. Eppure lui, Edoardo D’Erme - così all’anagrafe - continua a mantenere quell’atteggiamento del tipo che alle feste se ne sta un po’ in disparte, salvo poi, una volta convinto ad imbracciare la chitarra, affascinare tutti.
L’album “Evergreen”
«Quando ho pubblicato Evergreen non avevo aspettative - racconta -, averle sarebbe stato deleterio. Poi, certo, se fosse andato male, non me la sarei vissuta benissimo». Ragionamento quasi lapalissiano che però descrive bene Calcutta: «Mi ha dato fastidio sapere che in tanti aspettassero il mio disco sperando di potermi dare addosso». E invece. E invece Calcutta resta il nome più interessante del nuovo cantautorato italiano, sebbene «io volessi fare solo l’autore, era quello il mio obiettivo. Era un ruolo che trovavo anche più rilassante. Non che abbia rimpianti, eh. Oggi sono felice».
Appassionato di calcio: «Ma per chi faccio il tifo non ve lo dico», vive a Bologna («Ho lasciato Latina perché mi andava di andare a vivere a Bologna, tutto lì») e alla tv preferisce uscire con gli amici. A dieci anni sua madre gli ha fatto capire che si può vivere senza tv. L’insegnamento ha dato i suoi frutti: «Adesso in casa c’è, ma è sempre spenta. Mi è capitato di guardarla perché ero a casa con la tonsillite e la febbre. C’era una partita di Champions, mi pare fosse Juve-Ajax. Il calcio in tv lo guardo, ma fuori e in compagnia».
La malinconia che traspare in molte delle sue canzoni non sembra accompagna Calcutta nel quotidiano: a chiacchierare un po’ con lui ti lascia l’impressione di essere un simpatico guascone con una gran voglia di ridere. Chi vuole vederlo da vivo avrà la possibilità questa sera al Core Festival di Treviso, che ospita la prima delle sue date estive. Quelli trevigiani sono tre giorni all’insegna della musica italiana, quella che piace e che riempie i club (e i palazzetti): oggi prima di Calcutta, a partire dal pomeriggio si esibiranno, tra gli altri, Ghemon, Pinguini Tattici Nucleari e Myss Keta; domani Salmo, Gemitaiz, Achille Lauro e Luché; domenica gran chiusura con J-Ax e Articolo 31, Måneskin ed Emis Killa.
«Il mio live estivo non sarà molto diverso da quello che mi ha portato in giro quest’inverno - anticipa Calcutta -, ci sarà qualche variazione qua e là. Ma nella sostanza non cambia». Intanto continuano a uscire a sorpresa singoli non inclusi in Evergreen, venerdì scorso è arrivato Due punti, ieri Sorriso. Se gli chiediamo il perché di questa strategia, riecco il Calcutta che si defila: «Sono scelte di Bomba Dischi...». Quasi come a dire: io faccio il cantautore, chiedetemi delle canzoni, non del marketing.