La Stampa, 7 giugno 2019
Il diritto alla disconnessione
«Credete a me, la reperibilità 24 ore su 24, sette giorni su sette è da travet. Tutti possiamo divertirci su Facebook o gingillarci con twitter, ma oggi il vero lusso è una passeggiata nel bosco, una cena senza smartphone, un weekend trascorso a riscoprire che la connessione in un abbraccio vero è meglio di quella con il pc. Più sei ricco e più puoi permetterti di girare al largo dagli schermi».
Parola di Joseph Nunes, preside della facoltà di Marketing alla University of Southern California. Come sempre è l’America, con la sua rapidità nel tritare tendenze e gettarne via le scorie a gettare il sasso nello stagno del «navigo (in rete) ergo sum». Il mito del sempre-connesso, dell’acquisto compulsivo dell’ultimo smartphone è finito. La curva massima di diffusione è stata raggiunta, e il Downtime per bloccare l’iPhone il nuovo status symbol. Il velo - ma sarebbe meglio dire la Rete, di Maya - si sta cominciando a squarciare. In Francia il diritto alla disconnessione è legge, i fatturati di Apple stanno scendendo in tutto il mondo e gli esperti in dipendenza dal web intravedono la fine di un pericoloso tunnel. «Chiedetevi perchè i big della Silicon Valley spendono migliaia di dollari per garantire ai figli un’educazione screen free e capirete molte cose» scrive il Washington Post, aggiungendo che è ormai noto che l’abuso di tablet produce uno svantaggio cognitivo. Ottenuta la massima diffusione dei dispositivi attraverso cui spedire mail, ottenere amicizie, chiamare un taxi, ordinare la cena e amarsi via Skype, il nuovo lusso è esserci. Agire di persona. Scrivere una lettera sulla carta, baciarsi non accontentandosi di un emoticon, ricordarsi del telefonino solo quando si deve telefonare.
Chi passeggia chino sul cellulare rischiando di finire contro un palo è come chi si accontenta di cenare con un hamburger (e magari mentre lo addenta continua a smanettare). Mentre chi ha avuto il coraggio di dire basta alla dittatura degli smartphone, può permettersi il ristorante di lusso: sano, elegante, costoso. Perchè nella società d’oggi foie gras e tartufi sono elitari al pari dell’irriperibilità. Scelta etica o estetica? Decisione snob (personaggi come Anna Wintour, Scarlett Johansson e Rihanna hanno «bannato» da tempo dalla loro vita tablet e cellulari multitasking) o salutare? «Entrambe le cose» risponde la psichiatra Caterina Viganò, specialista nelle dipendenze da schermi dell’Università di Milano «ormai la qualità non sta più in rete e la rete non è più un lido esclusivo, ma una piscina affollatissima: può essere una deriva snob, ma io penso che sia anche fortemente etica». Su una cosa non ci sono dubbi, è la riconquista di un rapporto con sè e con gli altri. Comunque la si guardi qualcosa in più di una moda.