la Repubblica, 6 giugno 2019
Lo strano caso Stefania Auci
Il suo nome in classifica è stata una sorpresa. Seimila copie in una settimana, un record per una scrittrice che fino a quel momento non aveva mai piazzato un libro nel circolo, assai ristretto, dei titoli più venduti in Italia. E la sorpresa si è rinnovata la settimana dopo e quella dopo ancora. Quasi ventimila copie in venti giorni, secondo gradino del podio. Stefania Auci con I leoni di Sicilia (Nord) ha fatto saltare sulla sedia più di un osservatore. Da giorni nel mondo dell’editoria non si parla d’altro: come ha fatto un’insegnante di sostegno, lontana dai salotti e dai riflettori televisivi, a superare Camilla Läckberg, Andrea Camilleri e Gianrico Carofiglio? Come ha fatto un’autrice trapanese, ma palermitana d’adozione, cresciuta nel mondo delle fanfiction e senza un esercito di contatti online, a tallonare Luì e Sofì, la coppia di youtuber amata dai bambini che da cinque settimane guida la top ten?
«Un vero mistero», dicono gli uffici commerciali delle altre case editrici. «La spiegazione è nel libro», sostengono sui social i lettori, gli scrittori e i librai che in queste ore fanno a gara per sottolineare la sua serietà e umiltà, difendendola dai «rosiconi», come ha definito i suoi detrattori Loredana Lipperini. E in parte hanno ragione: I leoni di Sicilia è il primo volume di una saga che segue l’ascesa e la caduta dei Florio, potente famiglia di origine calabrese che arrivata a Palermo alla fine del Settecento, partendo dal commercio di essenze e spezie tropicali, divenne la punta di diamante dell’imprenditoria siciliana, un marchio globale per le miniere di zolfo e gli impianti metallurgici, per le tonnare e i vascelli che solcavano gli oceani collegando l’isola alla Cina e all’America, per le ceramiche e la produzione di vini e di marsala, per il lusso sfrenato e le follie del gioco, per le feste con re e principi da tutta Europa. I Florio e le mille leggende sulla loro dinastia erano l’argomento perfetto per un romanzo, soprattutto dopo il successo delle fiction televisive sulle grandi famiglie italiane. Non che prima della Auci nessuno ne avesse scritto: dal saggio di Giuffrida e Lentini, pubblicato dalla Sellerio con una prefazione di Sciascia, allo studio di Simone Calenda, la bibliografia è lunga e qualificata. Quello che mancava era un romanzo nazionalpopolare, una narrazione che unisse all’accuratezza storica, atmosfera e passioni.
Con una storia del genere «non importa il grande nome, lo scrittore già di grido, il volto mediatico, di cui abbiamo imbottito scaffali e festival – ha spiegato in un lungo post su Facebook Piero Melati, direttore della rassegna Marina di Libri – Basta un’autrice onesta che abbia, in modo autentico e non per vanità, il sacro furore di una scena ben messa sulla carta». E conta, ovviamente, il suo editore. Nord ha creduto nel libro, anche se si è tenuto lontano dalle più aggressive strategie di marketing: niente prezzi stracciati, fascette che annunciano il caso dell’anno, pile all’ingresso delle librerie di catena dove comunque è ben piazzato, essendo un marchio del gruppo Gems. «L’abbiamo inserito nel catalogo esteri un anno fa – spiega la direttrice editoriale Cristina Prasso – e quando abbiamo visto gli editori stranieri contenderselo abbiamo capito di essere sulla buona strada». Diritti venduti in America, Germania, Francia, Spagna, Olanda e già opzionati per una serie televisiva. Poi hanno organizzato dei press tour sui luoghi dei Florio a Palermo e hanno puntato sui librai: «Abbiamo distribuito loro, con molti mesi di anticipo, 500 copie staffetta.
Una quantità impensabile fino a qualche anno fa, quando il successo di un libro sembrava dipendere solo dalla campagna stampa». Con I leoni di Sicilia hanno fatto centro. «Quando l’ho letto ho capito che era perfetto per i miei clienti – racconta Valentina Francese della libreria i Granai di Roma – persone che amano romanzi storici, epopee famigliari, storie piene di emozioni, dall’impianto classico, ben scritte e avvincenti. Donne, ma anche uomini che in un libro cercano innanzitutto il piacere della lettura». «È un buon romanzo – continua Fabrizio Piazza della Modus Vivendi di Palermo – I dialoghi sono ben costruiti, la ricostruzione storica è precisa, ricca di dettagli, affascinante. I lettori vengono presi per mano e accompagnati fino all’ultima pagina».
Auci, soddisfatta e anche un po’ emozionata, si schermisce: «Non esagerate, troppa pressione». Racconta che il mobile accanto al suo computer è strapieno di libri e documenti, una montagna di materiale raccolto in tre anni di studio e destinato ad alimentare il secondo volume. Spiega che l’emozione più grande è incontrare i lettori e ammette: «Alleno la mia voce e sperimento la scrittura sulle piattaforme di fanfiction. Non svelerò mai il mio nickname, ma vi assicuro che quelle sono palestre eccezionali, dove puoi imparare tanto. Sono almeno dieci anni che lo faccio e non ho alcuna intenzione di smettere». Neanche adesso che è arrivata ai piani alti delle classifiche. «È come con il nuoto: c’è un momento in cui superi la fatica, svuoti la mente e sei concentrato solo sul movimento. La scrittura mi appartiene, mi fa stare bene e questo con le vendite non c’entra nulla».