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 2019  giugno 06 Giovedì calendario

Il governo prepara taglia alla sanità

L’autocorrezione «naturale», di cui parla il premier Conte, si materializza nella risposta di Palazzo Chigi a Bruxelles: gli italiani stanno pagando più tasse e in fondo non hanno così tanto bisogno di quota 100 e reddito di cittadinanza. Ecco che, calcolatrice alla mano, tra maggiori entrate e minori uscite – 4,7 miliardi di “tesoretto” – il deficit sta scendendo, in modo «naturale», dal 2,4% al 2,1%. E l’Italia non merita di essere punita.
Eppure nella bozza sul Patto per la salute, presentata ieri dal ministro della Sanità Giulia Grillo ai tecnici delle Regioni, all’articolo 1 è spuntata una strana postilla, quasi una clausola di salvaguardia. Lì si dice che gli aumenti del fondo sanitario promessi dalla legge di bilancio, previo accordo tra Stato e governatori – 2 miliardi in più nel 2020 e 1 miliardo e mezzo aggiuntivo nel 2021 – non sono così sicuri. Anzi, rischiano proprio di saltare, se fosse necessario per il «conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica». Anche se il segretario dem Nicola Zingaretti già insorge: «Siamo pronti alle barricate». Cosa succede?
L’Italia cammina sul filo, se il governo inserisce l’ennesimo paracadute in un documento tecnico proprio nel giorno in cui nega manovrine (Conte), difende le pensioni («Quota 100 non si tocca», Di Maio), anzi rilancia («Faremo anche quota 41», Salvini). Bruciati già i 2 miliardi di tagli-cuscinetto alla spesa infilati nella finanziaria, Palazzo Chigi può ora solo contare sui risparmi dal reddito di cittadinanza e quota 100. Che però si limita a valutare in appena 1,2 miliardi per quest’anno. Una sottostima voluta, con ogni probabilità per calcolo politico, per non sminuire le misure bandiera, così aspramente criticate da Bruxelles perché scassano i conti, incidendo pochissimo sui consumi (lo 0,6% del Pil in tre anni). D’altro canto solo quota 100 – seppur sperimentale fino al 2021 – pesa per 48 miliardi in dieci anni. Il reddito 7 miliardi all’anno.
Curioso anche il riferimento, nella nota diffusa ieri dal governo – all’extragettito tributario ed extratributario: 5,3 miliardi spuntati da tasse e contributi (3) e dividendi e utili (2,3). Una valutazione molto ottimistica, nell’anno dei 10 condoni e della Flat tax per gli autonomi. Fatta prima ancora di avere i dati sul 730. E che arrivi, dal primo luglio, lo scontrino elettronico. Se è pur vero che tra gennaio ed aprile le entrate tributarie registrano un +1% – 1,2 miliardi in più – va detto che nello stesso periodo del 2018 gli extra incassi sfiorarono i 3 miliardi e mezzo. E si è visto com’è finita a dicembre: corsa a convincere la Ue e retromarcia sul deficit dal 2,4 al 2,04%.