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 2019  giugno 06 Giovedì calendario

Periscopio

La batosta è indigeribile anche tostata. Dino Basili. Uffa news.La cultura messicana è molto visuale. Essa si trasmette così da più di tremila anni. Noi abbiamo le immagini nel sangue. Alejandro Gonzalez, regista messicano (Robin Cannone). Le Figaro.
Provo pietà per i migranti che sbarcano sulle nostre coste perché mi ricordano Arussiag, Henriette e Nubar. Ma anche coscienza che le persone accolte hanno l’obbligo d’imparare la lingua e adeguarsi alle leggi del Paese ospitante. I miei avi lo fecero. Conosco un armeno di Milano che è andato all’Agenzia delle entrate per segnalare che si erano dimenticati di fargli pagare le tasse su taluni redditi. Antonia Arslan, romanziera, autrice de La masseria delle allodole (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Carlo Calenda è il solo personaggio da circo che può vantare nella sua squadra il triste Nicola Zingaretti, e qualche risata e applauso sa suscitare. A lui però non basta questo premiatissimo ruolo funambolico, e vuole spacciarsi pure per sapientone, una sorta di tecnico prestato temporaneamente alla politica. E lì, come avrebbe detto Antonio Di Pietro, ci azzecca assai meno. Perché tecnico sarà pure, ma di cosa è difficile stabilirlo. Il suo primo mestiere è stato quello di attore. Figlio di Cristina Comencini, a soli 11 anni venne lanciato dal celebre nonno Luigi come scolaretto nel tenero Pinocchio. In famiglia un po’ tutti fanno cinema, e il bimbo è cresciuto facendo sempre un gran cinema ovunque si sia trovato. Quando si è affacciò sul palcoscenico della politica, venne presentato come super manager cresciuto alla scuola di Luca Cordero di Montezemolo. Dirigente in effetti era stato in Ferrari, in Sky e alla fine pure in Confindustria. Mai al top però: per lo più si è occupato di relazioni e marketing. Franco Bechis. Libero.
Nel mio libro denuncio tutte le profezie apocalittiche che, non a caso, da mezzo secolo sono state tutte smentite dai fatti. Il celeberrimo Club di Roma, che univa dirigenti europei della politica e degli affari, associati ad economisti americani di altissimo livello del Mit, pubblicò il suo rapporto che vendette 12 milioni di copie che annunciava l’esaurimento delle materie prime. Esso non ha ancor smesso di essere contraddetto dalle continue scoperte di nuove riserve. Bruno Durieux, Contre l’ecologisme. Èditions de Fallois. 2019.
Figura davvero unica, Florenskij. A lungo ignorato, la sua opera principale (La colonna e il fondamento della verità) fu pubblicata in Italia dalla casa editrice Rusconi. E bisogna dare atto a quella casa editrice e soprattutto a Elémire Zolla di avere introdotto, con straordinario intuito, un filosofo allora del tutto sconosciuto in Italia. Attribuisco questo riconoscimento a Zolla anche se lui era molto inviso ai marxisti degli anni settanta. Silvano Tagliagambe, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ogni due mesi Oriana Fallaci rientrava in Italia e voleva vedermi. Si sentiva quasi esiliata in America ma desiderava vivere negli Stati Uniti, nel centro di New York aveva una stupenda casa in stile liberty. Insomma, il suo era un esilio volontario e dorato. Però comprendo che in Italia si sentisse avversata. Oriana era amata dai lettori ma non dai colleghi, che la invidiavano per i suoi successi e non la tolleravano per la sua arroganza e il suo caratteraccio. Solo con me la brillante giornalista non manifestava atteggiamenti di presunzione. Era molto carina. Mi riempiva di regali, camicie stupende, sculture per la casa. Vittorio Feltri, Il borghese. Mondadori, 2018.
Il più vivido ricordo della mia infanzia è il montone che mi regalò mio padre quando avevo 6 anni e che viveva con me come fosse un cane. E poi la cerimonia del maiale, che si teneva a novembre. Io ero addetto all’assaggio del ripieno degli agnolotti e facevo a gara con mio nonno a chi ne mangiava di più. Livio Berruti, campione olimpico di Roma nel 1960. Enrico Sisti. la Repubblica.
Credo ancora in Dio ma ultimamente sono più dubitante che credente. Temo che Lui non si fidi più dell’umanità, che ci abbia abbandonato al nostro destino. In duemila anni di cristianesimo lo abbiamo troppo deluso. Siamo egoisti, intolleranti, pronti a maltrattarci a vicenda, finti. Sento di essere fasullo anch’io. Recito una commedia infinita. Lo dimostra questa intervista, in cui ho fatto di tutto per sembrare simpatico, intelligente e originale. Bruno Zanin, attore in Amarcord di Federico Fellini, Stefano Lorenzetto, scrittore. Corsera.
Nelle ore di lavoro più intenso, la sera, c’era sempre qualche figlia del padrone di casa che veniva, smaniosa, a portarmi un tè o una limonata leggera, a provocarmi a qualche dolcezza che riteneva quanto mai audace. E io continuavo a disegnare, soprattutto elementi di dettaglio, perchè sapevo che erano quelli di più facile presa sulle fanciulle: maniglie di portoni, grate ornamentali, agnelli sacri, pellicani, ancore e croci alle quali si attorcigliavano delle serpi che guizzavano in alto per poi ricadere, sconfitte. Heinrich Böll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori, 1959.
Al comico fantasista Renato Ranucci, in arte Rascel, venne imposto dal fascismo di aggiungere una e alla finale l. Il comico, giustamente protesta. «Se si vogliono fare le cose sul serio, allora bisogna cambiare tutti i libri di storia: Daniele Mantini, Camillo Benso conte di Cavurri, Gianni Berchetti...». Non venne ascoltato. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Aveva lasciato moglie e figli a Varsavia nel settembre del ’39 per scappare con il suocero e migliaia di altri uomini verso Bialystok, già in mani bolsceviche. Lì giunti, però, alcuni scrittori che lui aveva beneficato con borse di studio e assegni lo avevano accusato di essere un capitalista, un fascista, un nemico del popolo. Arrestato, era arrivato a un pelo dall’essere messo al muro e fucilato nella prigione della Lubianka, a Mosca, quando un funzionario di partito, uno uomo del Kgb, un suo ex contabile, lo aveva riconosciuto e salvato. In seguito era scappato a Est, riuscendo finalmente a raggiungere Shanghai. Isaac Singer, Anime Perdute. Longanesi, 1994.
Colonnello comandante del super poligono era Adrien Masson, meglio conosciuto come monsieur Mitraille: un passato nella legione straniera poi la sua conversione all’ordine costituito, il perdono e una formidabile carriera nei servizi segreti. Ora si occupava del «giocattolo» come lui chiamava il campo di addestramento. Pierluigi Ronchetti, scrittore. Grand Hotel.
Madame Key diceva che la fedeltà si conquista giorno per giorno. Come l’infedeltà. Roberto Gervaso. Il Messaggero.