ItaliaOggi, 6 giugno 2019
Il M5s apre due sedi a Torino
Rousseau cerca casa. Non più sul web, ma nelle periferie. La svolta del M5s parte da Torino, dove i pentastellati, per arginare la crisi dei consensi, sono pronti a spostarsi dall’ecosistema online alle sedi nei quartieri popolari. Lì dove i grillini, nel 2016, avevano costruito il successo di Chiara Appendino prima del crollo dei voti registrato sia a livello nazionale, sia nel capoluogo piemontese.
Il calo del M5s, dalle parti di Torino, è evidente e progressivo: 31% alle amministrative del 2016, 24% alle politiche del 2018 e 13% alle regionali piemontesi dello scorso 26 maggio, col candidato dei pentastellati, Giorgio Bertola, che è arrivato alle spalle del dem Sergio Chiamparino e del nuovo governatore di centrodestra, Alberto Cirio. Il M5s, da sempre, ha un’etica precisa: ha un capo politico, Luigi Di Maio, ma non ha organismi dirigenziali locali. Le decisioni vengono prese dagli iscritti sulla piattaforma Rousseau, ma a differenza dei partiti tradizionali non ha sedi o punti di ritrovo. A Torino, però, i pentastellati, caso inedito in Italia, ne apriranno due: una a Nord e una a Sud della città. Entrambe nelle periferie. Due sedi fisse e sempre aperte per radicarsi sul territorio, incontrare i cittadini e riconquistare l’elettorato dei quartieri. «I voti si possono recuperare», ha spiegato il capogruppo del M5s nel consiglio comunale di Torino, Valentina Sganga. «Dobbiamo tornare in quelle periferie, creare sedi e comitati territoriali volti ad ascoltare quanto hanno da dire le persone. E fare uno sforzo ulteriore per dare delle risposte».
Alla vigilia delle elezioni regionali ed europee, 14 comitati civici di Torino, dalle associazioni per l’acqua pubblica ai No Tav, si erano riuniti in assemblea per sottoscrivere una dichiarazione d’intenti contro l’amministrazione del M5s. «La vittoria di Appendino fu salutata come un segnale di cambiamento, un possibile nuovo corso della città baluardo elettorale del Pd», avevano sottolineato i promotori. «Ora, invece, possiamo constatare che il cambiamento è stato solo in peggio».
A Torino si tornerà a votare nel 2021. Il M5s, se vuole mantenere il Comune dopo averlo strappato al centrosinistra, dovrà recuperare terreno nei confronti dello stesso Pd e del centrodestra a trazione leghista. Anche perché, se lo statuto non sarà modificato, Appendino, in seguito al mandato da sindaco e a quello da consigliere comunale, non potrà più ricandidarsi.
I consiglieri pentastellati delle otto circoscrizioni di quartiere di Torino, sei mesi fa, avevano inviato un documento ai colleghi della Sala Rossa, sede del consiglio comunale, nel quale avevano lanciato l’allarme sul calo dei consensi. «A metà del nostro mandato dall’insediamento della giunta a cinquestelle», si leggeva nel dossier pubblicato da Repubblica Torino, «ci preme sottoporre le problematiche riscontrate di cui certamente siete a conoscenza, ma che non focalizzate quanto esse si ripercuotano sul nostro operato». «Ci siamo adoperati per accogliere speranzose segnalazioni e, sempre più, per placare attriti, malesseri e preoccupazioni dei cittadini», avevano aggiunto i grillini dei quartieri. «Non è più pensabile sostenere a priori l’operato dell’amministrazione con banali giustificazioni di bilancio o quant’altro, sostenendo alibi e teorie che spesso non ci sono». Ora, dopo la sconfitta alle regionali, il M5s di Torino sarà meno online e più on the road.