Corriere della Sera, 6 giugno 2019
I problemi di statistica con la Cina
Con la Cina ci sono seri problemi di statistica. Nonostante il governo di Pechino raccolga quantità enormi di dati sulla vita dei cittadini, per lo più a scopo di controllo, questo tesoro di Big Data non è trasparente e non sempre è reso pubblico correttamente. Per non dire di ciò che viene tenuto nascosto. Informazioni accurate, quindi, devono trovare canali diversi da quelli controllati dal Partito Comunista Cinese per venire alla luce. Piuttosto straordinario è il lavoro fatto da Adrian Zenz, un antropologo tedesco, per rivelare la portata del programma di detenzione di massa, di sorveglianza hi-tech e di creazione di campi di internamento nella regione dello Xinjiang. Un’operazione di polizia finalizzata a frustrare la società e le tradizioni turco-musulmane della popolazione uigura maggioritaria nella provincia. Un po’ come Pechino ha fatto in Tibet. Da un piccolo ufficio nelle vicinanze di Stoccarda – ha raccontato il Wall Street Journal — Zenz si è assunto il compito di cercare documenti cinesi, ufficiali e non, che chiarissero la portata dell’operazione repressiva contro gli Uiguri, che fino ai primi mesi del 2018 Pechino ha negato esistesse. I suoi primi risultati, basati su documenti di Stato, su budget di intervento e testimonianze dirette, lo portarono a calcolare che le autorità avessero internato tra centomila e un milione di cittadini dello Xinjiang. Solo a quel punto, quando Zenz è stato sentito dal Congresso americano e dal Parlamento canadese e dopo che le sue stime sono state portate alla Nazioni Unite, Pechino ha ammesso l’esistenza dei campi. Ma per dire che si trattava di un modo innovativo per contrastare il terrorismo islamico. Il lavoro di Zenz è poi continuato, raccogliendo rapporti stilati da giornalisti giapponesi, nuove testimonianze e studi di altri ricercatori, come quello di uno studente cinese a Vancouver, Shawn Zhang, che ha incrociato documenti ufficiali sulla costruzione dei campi con immagini da Google Earth e ha individuato 66 centri di detenzione. Lo scorso marzo, Zenz ha testimoniato alla sede di Ginevra delle Nazioni Unite e ha alzato la stima degli internati a un milione e mezzo. «Molto del lavoro non è emotivo, trattando dati – ha detto Zenz al Wall Street Journal — Ma ci sono stati momenti in cui ho pianto». La statistica al suo meglio.