La Stampa, 6 giugno 2019
A casa di Sarri
Al centro c’è Matassino, piccola frazione. Un raggio porta a Figline Valdarno, l’altro verso Vaggio: il mondo, quello più autentico, di Maurizio Sarri è racchiuso qua dentro. Matassino è il luogo delle chiacchiere, davanti al bancone del bar nella Casa del Popolo. «Era qua, è passato l’altra sera (martedì, ndr): l’hanno visto dal figlio e dalla moglie e parlare con Bucattini, il mister che ha appena portato in Eccellenza la Terranuovese...», dice uno che di cognome fa Sarri, ma di mestiere il falegname.
La famiglia del tecnico che aspetta notizie da Londra prima di legarsi alla Juve per i prossimi tre anni è titolare di IrideItalia, negozio-azienda di forniture per ufficio: sede a Matassino. In paese lo chiamano «secco», ma anche «diabolik» perchè fin dai primi messaggi alle squadre di ragazzini usava schemi su schemi, imprevedibili e mutevoli. «A Maurizio piace parlare di calcio. Lo fa come lo faceva tanti anni fa...», così Enzo, memoria storica della Casa del Popolo e amico da una vita dell’allenatore toscano di adozione.
Giacca e cravatta
Parlare di pallone senza filtri: ecco uno dei suoi segreti. Dalla notte di Baku, prima coppa europea vinta con un Chelsea stellare e capace di annichilire l’Arsenal, al pomeriggio di Matassino, dialogando con uno dei suoi allievi di fine anni ‘90 per uno scambio di idee ora che la Terranuovese ha centrato il traguardo che mancava.
Sarri è a casa sua. Lo hanno visto in punti diversi, anche se la la palazzina bianca a Vaggio ha le finestre sigillate e la nuova, un po’ più in sù, non è ancora abitabile. «Lo hanno fermato mentre stava attraversando la piazza per andare a fare fisioterapia. Noi - così Agostino - il nome del club non lo cambiamo, non accadrà mai: a chi parla di tradimento, dico che i tifosi del Napoli dovrebbero sorridere al fatto che la Juve per vincere la Champions si deve affidare ad uno di noi...». Il nome è quello del club Napoli Maurizio Sarri, trecento iscritti nel cuore di Figline Valdarno. «Maurizio è un legno torto. Ve lo dice uno che gli è parente...», sorride un frequentatore del bar sede del circolo dei tifosi. Legno torto significa uno che non si piega e, assicura chi lo conosce, non si piegherà nemmeno una volta alla Juve. «In giacca e cravatta sta bene, molto bene. Ma se la metterà solo in certe occasioni, non sempre...», continua Agostino.
Insigne: «Sarebbe tradimento»
In tuta a Torino, dunque. «In tuta ha vinto l’Europa League. E, in tuta, Klopp ha alzato al cielo la Champions: fate un po’ voi», racconta Enzo. Mentre i Sarri si moltiplicano (un cognome molto comune da queste parti), dal ritiro della Nazionale a Coverciano, arrivano le parole di Insigne, capitano del Napoli e sorpreso da quello che sta per accadere. «Spero ci ripensi. Io sono napoletano, conosco bene la gente di Napoli: per noi sarebbe un tradimento andare su quella panchina». Parlare di tradimento, fra Matassino, Vaggio e Figline, non ha senso: Maurizio è il calcio, lui sa come, e cosa, fare. «Della Juve mi ha sempre parlato bene perché gli piaceva, e gli piace, l’organizzazione della società: io sono juventino, non lo nego e, fra noi, ci siamo presi spesso in giro anche pesantemente, ma - continua Enzo - le sue riflessioni sul club di Agnelli sono sempre state sincere».
Solite vacanze
Matassino. Poi Vaggio e Figline, o Figline e Vaggio. Qua Sarri torna perché le chiacchiere con gli amici sono il sale della sua professione. E perché la famiglia è il suo rifugio. «Le vacanze? Le fa a San Benedetto. Non cambia mai se le cose in stagione sono andate come voleva...», sorride Simone. Londra è lontana, ma pur sempre vicinissima perché, da Londra, deve arrivare la parola fine su un futuro già scritto. Lo hanno visto in tanti nelle ultime 48 ore, ma le finestre di casa sono chiuse: per Sarri la notte di Baku e le riflessioni con l’amico Bucattini sono la faccia della stessa medaglia.