Corriere della Sera, 6 giugno 2019
La campionessa indiana Dutee Chand ammette di essere lesbica e viene ripudiata da tutti
PECHINO Dutee Chand corre, a 23 anni è la ragazza più veloce nella storia sportiva dell’India, ha donato al Paese una medaglia d’argento sognata per decenni nei 100 metri ai Giochi dell’Asia. Dutee Chand ha anche fatto scoprire agli indiani lo sconosciuto villaggio di 600 anime dove è nata. E poi ha deciso di correre ancora più avanti, sfidando i pregiudizi del suo Paese. A maggio è stata la prima atleta indiana a raccontare la sua storia d’amore omosessuale: «Essere innamorata non è un crimine», aveva detto all’Indian Express, conquistandosi ancora una volta la prima pagina e ricevendo una quantità di messaggi di sostegno anche dall’estero, compreso quello di Ellen DeGeneres, star della tv americana: «Sono orgogliosa di lei».
Una storia da film, da «Momenti di Gloria». Ma ora c’è una brutta curva nella corsa di Chand. Ed è nel suo villaggio, nella sua casa, dove l’hanno ripudiata e costretta ad andar via e nascondersi. Anche la madre la accusa, dice di averla sempre appoggiata per la sua passione sportiva nonostante la povertà della famiglia, «ma in questo passo no, noi viviamo in una comunità tradizionale, che non permette queste cose, come facciamo ora a guardare in faccia i nostri vicini, i parenti, tutta la gente?». La mamma dunque ha paura delle conseguenze di avere una figlia lesbica, le rimprovera di aver svelato il segreto. Il padre è duro: «Immorale, ci ha distrutto, non posso perdonarla».
Ha detto alla stampa di New Delhi un compaesano, suo ex tifoso: «Il villaggio era orgoglioso, ora siamo tutti umiliati. L’amore fisico può esserci solo tra uomo e donna, lei almeno non avrebbe dovuto aprire bocca, avrebbe dovuto solo correre in pista, ci ha portato la vergogna».
È dovuta fuggire anche la compagna di Chand. Ci sono timori per la sicurezza delle due ragazze, perché l’intolleranza è ancora feroce in India: il 26 maggio una ragazza di 19 anni dell’Odisha, lo stesso Stato dove sono nate l’atleta e la sua fidanzata, è stata trascinata fuori di casa, legata a un albero e massacrata a bastonate dai compaesani, dopo essere stata vista a letto con un’altra giovane.
Nell’India che solo da pochi mesi ha depenalizzato i rapporti tra persone dello stesso sesso i pregiudizi, l’odio per «i diversi» sono ancora radicati e forti. Il governo nazionalista di Narendra Modi promette modernità e sviluppo, ma non ha mostrato alcuna empatia per le minoranze.
Per questo, per anni, la campionessa aveva nascosto il suo amore, con l’obiettivo di proteggersi e difendere la compagna. Poi, con la fama sportiva e la decisione della Corte costituzionale che ha depenalizzato l’omosessualità dando speranza alla comunità Lgbt, Chand aveva pensato di essere abbastanza forte per uscire allo scoperto. Ha raccontato che la donna con cui ha deciso di vivere era sua amica fin da quando erano bambine. La scintilla è stata un infortunio in allenamento: «Ero giù di morale, pensavo che la mia carriera sportiva fosse finita e lei mi è stata ancora più vicina. Ci siamo innamorate».
La sorella maggiore di Chand, scoperta la relazione, aveva cercato di farla finire minacciando altrimenti di renderla pubblica e rovinarla. A questo punto l’atleta ha deciso di ribellarsi e parlare con la stampa.
È coraggiosa e determinata la centometrista. Si è dovuta battere anche contro la Federazione di atletica, che nel 2014 l’aveva fermata per «iperandrogenismo», il livello eccessivo, per una donna, di testosterone (lo stesso problema della campionessa olimpica sudafricana Caster Semenya). Ha superato la battaglia e nel 2015 è tornata a gareggiare e vincere.
Ora la brutta svolta a casa. «Mi hanno ordinato di trovarmi un uomo, sposarlo e fare figli. Per questo ho dovuto parlare della via vita privata. Ma non sono una bambina, so decidere da sola, passerò la mia vita con chi voglio, non con chi mi vorrebbero far stare i miei. Non so se la mia famiglia tornerà al mio fianco, ma io sono in pace con me stessa».