la Repubblica, 1 giugno 2019
Presentazione del film "A mano disarmata"
Alle nove meno un quarto nel foyer del Cinema Adriano a Roma restano solo alcuni uomini della scorta di Federica Angeli. Stasera sono in tanti, basta guardarsi intorno per incrociare i loro occhi che scrutano. Alcuni saranno in sala con lei per l’anteprima del film A mano disarmata, regia di Claudio Bonivento, al cinema da domani, che racconta le vicende della giornalista di Repubblica sotto scorta dal 2013, la prima che in quarant’anni abbia avuto il coraggio di denunciare gli atti perpetrati da cosche criminali nei confronti della popolazione di Ostia. Una battaglia che ha portato al maxiprocesso per mafia contro i clan del litorale romano iniziato il 6 giugno del 2018. Un anno dopo, A mano disarmata segna una tappa importante, non certo l’ultima.La star è Federica, elegante in bianco, quasi gemella dell’attrice che la interpreta nel film, Claudia Gerini. Angeli ride, saluta, si presta ai selfie, si guarda intorno un po’ confusa, «non ho la più pallida idea di dove siano la mia borsa, la mia giacca, non so nemmeno cosa sto facendo» dice ridendo, mentre mani la prendono e la portano via, prima sul red carpet, poi davanti alle telecamere per le riprese tv. E ancora altre mani che si stringono alle sue, qualche lacrima di commozione. «In questo film si vedrà la mia vita, le mie difficoltà di giornalista, certo, ma anche di mamma e moglie, la mia lotta contro la paura e il desiderio di cercare di vivere una vita il più normale possibile» spiega Angeli, madre di tre figli costretti a condividere la sua vita costantemente «dietro una grata, esattamente come un carcerato». «Ho vissuto solo per un mese ciò che Federica vive ogni giorno– spiega Gerini – ed è stato un inferno. Penso che Matteo Salvini, quando parla di tagliare le scorte, non si renda conto di cosa significhi non poter nemmeno uscire per prendere un gelato con i propri figli». Al cinema sfilano amici e colleghi. C’è il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, ci sono gli uomini di giustizia che l’hanno sostenuta nella sua battaglia. C’è il colonnello degli uomini del nucleo scorte, i pm della Procura di Roma che hanno arrestato gli Spada, il senatore Stefano Esposito dasempre vicino alla cronista, il magistrato antimafia Alfonso Sabella, che poco prima del film si allontana dalla bagarre per andare a prendere i pop corn. «Questo film è importante per la memoria di un paese che non impara dagli errori né dai successi – spiega il magistrato – la sua è una storia vera, soprattutto una storia umana». Una realtà che Sabella conosce, vissuto sotto scorta dal 1992 al 2007.Gli ultimi arrivati si affrettano verso la sala, resta la speranza di chi ha scelto di combattere il crimine con una sola arma, la penna. «Se qualcuno, dopo aver visto il film, penserà che quello che ho fatto si può imitare – conclude Angeli – anche questa sarà una vittoria contro la mafia». Al film è stato attribuito il Nastro d’argento della Legalità, assegnato dal Sindacato giornalisti cinematografici insieme a Trame, il festival dei libri sulle mafie diretto da Gaetano Savatteri per sottolineare il valore di denuncia di quel cinema di impegno civile che ha ritrovato una nuova stagione di vivacità.