Il Post, 5 giugno 2019
Abbiamo evitato una crisi del cacao
Da qualche tempo capita che in tutto il mondo si mangi più cioccolato di quanto sia possibile produrne, e per questo motivo da 50 anni ci sono carenze cicliche di cioccolato e un continuo aumento dei costi del cacao. Nel 2018, scrive il Wall Street Journal, il cacao era stata la merce che aveva reso di più per gli investitori in borsa e i prezzi dei futures del cacao (cioè i contratti che permettono di “scommettere” sul valore futuro di qualcosa) erano cresciuti del 28 per cento a causa degli avvertimenti degli analisti su una possibile fornitura limitata entro il 2020. Dall’inizio del 2019 però il costo del cacao non è cambiato molto: martedì 4 giugno l’IntercontinentalExchange, la società finanziaria statunitense che opera sui mercati online e commercia in futures, valutava una tonnellata 2.360 dollari (2.095 euro), il 2,3 per cento in meno rispetto all’inizio dell’anno.
La stabilità dei prezzi è dovuta al tempo favorevole nelle regioni in cui cresce il cacao, che ha portato a un raccolto abbondante. Secondo la International Cocoa Organization (ICCO), per il terzo anno consecutivo l’offerta sta superando la domanda e per questa stagione il raccolto del cacao sarà di circa 4,8 milioni di tonnellate, cosa che creerebbe una sovraproduzione di 36 mila tonnellate di cioccolato e che manterrebbe i prezzi del cacao stabili.
Da inizio anno, scrive sempre il WSJ, dai porti della Costa d’Avorio, il cuore della produzione di cacao nell’Africa Occidentale (da cui provengono i tre quarti del cacao mondiale) sono partite 1,9 milioni di tonnellate di cacao; secondo ICCO, nel 2019 le esportazioni sono aumentate del 14 per cento rispetto all’anno precedente. È comunque impossibile prevedere con certezza la carenza di cacao perché ci sono troppi fattori in gioco, dalla richiesta del mercato alle condizioni meteorologiche; è quindi possibile che l’abbondanza di quest’anno sia un’eccezione che non interromperà il cammino verso carenza e aumento di prezzi.
Nel frattempo le multinazionali del cioccolato stanno cercando di prendere delle contromisure. Nel 2012 Mondelez International, che controlla tra gli altri Oreo, Milka e Toblerone, ha iniziato un programma in sei Paesi per aiutare i contadini a coltivare meglio gli alberi di cacao in sei nazioni; in Ghana i partecipanti hanno prodotto il 15 per cento di cacao in più rispetto agli altri. Mars, che oltre alla famosa barretta produce anche gli M&M’s e i Twix, ha attivato un programma simile, Hershey Co., che prevede un investimento di 500 milioni di dollari (444 milioni di euro) fino al 2030.
Nel 2014 il Washington Post aveva raccontato di un gruppo di ricerca agricola nell’Africa centrale che stava progettando alberi in grado di aumentare di sette volte la normale produzione di fave, anche se alcuni sostengono che andrà a scapito del gusto.