Corriere della Sera, 5 giugno 2019
Jay-Z, primo rapper miliardario
La distanza tra un angolo di strada a Brooklyn – un angolo dove stazionare accanto a un lampione a vendere droga cercando di non farsi arrestare – e la classifica dei miliardari della rivista Forbes è piu grande della distanza dalla terra alla luna. E quello che è riuscito a fare Shawn Carter, in arte – l’arte del rap – Jay-Z equivale a una passeggiata nello spazio, un sogno impossibile per un ragazzo nato, come dice in una sua canzone, «con i buchi nelle scarpe». Ora Jay-Z è il primo miliardario (in dollari) del rap, uno degli entertainer più ricchi della storia del mondo spettacolo, e non ha ancora compiuto 50 anni (è nato il 4 dicembre 1969).
La prontezza di spirito dei comici ha fatto sì che il primo a congratularsi fosse Trevor Noah, che ha mostrato un fotomontaggio «della nuova squadra di Jay-Z», il rapper insieme con Bill Gates, Warren Buffett, Jeff Bezos. Tutti, ovviamente, bianchi: Jay-Z non ha mai fatto sconti al razzismo, ha sempre parlato con franchezza. Ma certamente vederlo sulla copertina di Forbes insieme proprio con Buffett sotto il titolo «i più ricchi d’America» fa una certa impressione a chi lo considera una voce importante della musica dei ghetti.
Tra l’altro Jay-Z e Buffett si conoscono da anni: il rapper, che da subito aveva dimostrato straordinario fiuto per gli affari diversificando il suo portfolio di investimenti, nove anni fa era andato in pellegrinaggio a Omaha, Nebraska, a casa di Buffett. Il quale gli aveva dato udienza nella sua tavola calda preferita, e aveva subito ammesso che il rapper gli aveva fatto un’ottima impressione.
«Il rap è sempre stato per sua stessa natura aspirazionale», dice ora a Forbes, e d’altronde aveva chiamato Billionaire Boys Club un suo progetto musicale/modaiolo, e la rivista hip-hop XXL ha rintracciato ben 11 menzioni, nella sua opera musicale, della volontà di diventare un miliardario.
Può sorprendere che una forma musicale nata nei ghetti per parlare della vita dei poveri, del crimine delle gang e delle incursioni della polizia abbia da oggi ufficialmente come suo membro di maggior successo un miliardario, marito di Beyoncé e con la casa al mare nei bianchissimi Hamptons, luogo di villeggiatura lontanissimo dalla sua Brooklyn.
Ma sarebbe inutile e sterile paragonare Jay-Z a musicisti come il rivoluzionario duro e puro Afrika Bambaataa che inneggiava alla rivolta dei ghetti, ai Nwa che passeranno alla storia per «Fuck tha Police» il cui peraltro orecchiabilissimo ritornello invita a mandare rudemente a quel paese i poliziotti (canzone che li fece finire agli arresti). E i Public Enemy che invitavano a combattere il potere in «Fight the Power» (insultando anche John Wayne già che c’erano) e nel video di «By The Time I Get To Arizona» tentavano di assassinare il governatore dell’Arizona che si era opposto a dedicare un giorno di festa nazionale a Martin Luther King.
Una delle cose più significative del lungo servizio di Forbes è la constatazione di come il portfolio di Jay-Z vada ben oltre la musica. La sua più grande ricchezza non è il catalogo musicale ma l’azienda vinicola francese che rilevò cinque anni fa e che da sola vale 310 milioni di dollari. A quota 210 milioni ci sono vari investimenti e la sua liquidità; poi la app musicale Tidal, poi la sua casa discografica, e soltanto in una posizione decisamente bassa, a quota 75 milioni, il suo catalogo musicale, che vale poco più della sua collezione d’arte (70 milioni) e delle sue case (50).