Il Messaggero, 4 giugno 2019
Per entrare negli Usa bisognerà dichiarare social e mail
NEW YORK Chi chiede un visto di ingresso negli Usa dovrà prepararsi ad aprire i cassetti della sua vita sociale su Internet. Dovrà comunicare all’ufficio per l’immigrazione statunitense i numeri di cellulare e le caselle di posta elettronica che ha avuto negli ultimi cinque anni. Dovrà poi fornire le coordinate di ogni sito di comunicazione interpersonale sul quale ha aperto una sua pagina. Il dipartimento di stato ne elenca una manciata, tra i quali i popolarissimi Facebook e Twitter, Instagram e Flickr, Linkedin e Tumblr, Vine e YouTube; ma anche le cinesi Douban, QQ e Sina Weibo. La lista non è completa, ma una casella successiva nel formulario di richiesta del visto sollecita l’inclusione volontaria di ogni altro sito non incluso, per il quale si è fatta una registrazione.
L’obbligo di dichiarare le impronte digitali lasciate sulla rete riguarda tutte le domande di visto temporaneo, da quelle per un permesso di lavoro a quelle per i viaggi di turismo. Sulla base dei numeri registrati l’anno scorso, dovrebbe interessare 710.000 stranieri che cercano di entrare nel paese come immigranti legali, e 14 milioni di visitatori saltuari. Le uniche categorie escluse sono quelle diplomatiche ed altri settori di scambio ufficiale tra gli altri paesi e gli Stati Uniti. Ugualmente esclusi sono coloro che non richiedono un visto, ma possono entrare negli Usa sotto il programma del Sistema Elettronico per l’Autorizzazione a Viaggiare (Esta), ovvero i turisti che provengono da paesi che vantano un rapporto privilegiato con gli Usa in termini di sicurezza.
IN CANADA
Negli anni passati, nelle postazioni aeroportuali in Canada e in altri paesi esteri dove gli Usa effettuano controlli preventivi su chi è in partenza, gli ufficiali dell’immigrazione hanno preso l’abitudine di sequestrare i cellulari e richiedere il codice di accesso, e a volte hanno negato l’imbarco a chi rifiutava questo tipo di controllo, con il risultato di generare proteste su tutto il fronte dei movimenti di difesa per i diritti civili. Gli algoritmi disegnati per questo tipo di indagine permettono di setacciare i siti sociali frequentati da una singola persona in cerca di parole chiave, o di una combinazione di parole che facciano scattare un segnale di allarme. L’amministrazione Trump si propone di usare lo scrutinio per individuare possibili infiltrazioni di individui che possano minacciare la sicurezza nazionale, e impedire che arrivino negli Usa. In realtà il programma è stato già adottato quattro anni fa nei confronti delle persone che provengono da paesi ad alto rischio per la presenza di organizzazioni terroristiche. Non ci sono però dati che ne dimostrino l’efficacia, mentre molteplici sono le denunce di possibili abusi di natura politica del rifiuto di ingresso.