Il Sole 24 Ore, 4 giugno 2019
Le carte di credito cinesi entrano in Europa
La Cina parte all’attacco delle carte di credito in Europa. E lancia la sua sfida da Londra: UnionPay, gigante finanziario controllato dallo Stato, sbarcherà nel Regno Unito offrendo carte di credito e di debito ai consumatori di sua maestà. Un nuovo capitolo negli investimenti della Cina nel Vecchio Continente, o secondo i più critici (a partire dal presidente americano Donald Trump) dell’ imperialismo, si aggiunge alla lunghissima lista di proprietà cinesi in Uk (dalle bici di Mobike, alle auto elettriche fino alle centrali nucleari passando per terreni e immobiliare). Mentre infuria il caso Huawei, il colosso mondiale cinese dei telefonini accusato di spionaggio, un altro colosso asiatico si prepara a strappare fette di mercato. Si apre così un altro capitolo della guerra commerciale tra America e Cina, e proprio mentre il presidente Usa siede al tavolo con la regina a parlare di dazi, la Cina prova a espandersi con le carte di credito, mentre a casa sua è impossibile entrare. In Europa il gruppo, che conta 6 miliardi di carte in Cina, ha mosso i primi passi per aiutare i turisti cinesi che facevano acquisti ma non trovavano un circuito che accettasse le loro carte. A Londra il debutto fu dentro Harrod’s dove sette anni fa UnionPay inaugurò un primo terminale Pos: da lì i grandi magazzini hanno avuto un boom di vendite verso i turisti cinesi. Oggi Unionpay conta 41 milioni di negozi affiliati in 170 paesi nel mondo.
Ma la reciprocità non è di casa in Cina: dentro i confini nazionali, UnionPay, fondata dalla People’s Bank of China, la banca centrale cinese, è di fatto il monopolista; con il Governo, ossia lo stesso proprietario della carta di credito, che ha sempre negato la licenza bancaria nel paese a Visa e Mastercard, in barba a una decisione del WTO che ha condannato anni fa la Cina per i suoi vincoli discriminatori sul mercato domestico.
Quello delle carte di credito/debito è un mercato ricchissimo, specie nel Regno Unito, dove il fintech sta digitalizzando tutti i pagamenti (il contante sta scomparendo e tutto si paga da telefonino); mentre le famiglie hanno un alto indebitamento privato e spendono molto più del loro reddito attraverso carte di credito, che di fatto prestano denaro per fare acquisti. UnionPay non entrerà direttamente in Uk con le sue carte: si appoggerà a una start-up chiamata Tribe, fondata dall’imprenditore indiano Suresh Vaghjiani, specializzata in servizi di back-office nei pagamenti digitali. Di fatto le carte di UnionPay transiteranno su una piattaforma dell’inglese Tribe. Questa triangolazione eviterà al colosso cinese di dover chiedere una licenza bancaria nel Regno Unito, indispensabile per poter erogare credito (e dunque vendere carte di pagamento).