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 2019  giugno 04 Martedì calendario

Balene a New York

Jerry è la balena più famosa di New York. È riconoscibile per una cicatrice, probabilmente causata dall’elica di un motore. Il nome gliel’ha dato il fotografo Artie Raslich perché la prima volta che la vide nelle acque dell’Hudson era l’anniversario della morte del chitarrista Jerry Garcia dei Grateful Dead, la sua band preferita. I suoni hanno molto a che fare con la megattera, la specie a cui appartiene Jerry, cetacei che si distinguono per le evoluzioni in acqua e per il canto dei maschi che così si contendono le femmine.
Un vero spettacolo, a quanto pare piuttosto frequente di questi tempi nella Grande Mela. Lo scorso anno gli avvistamenti di balene sono stati 272, secondo i dati raccolti dalla «Gotham Whale», un’organizzazione non profit nata per difendere la presenza del più grande animale della terra proprio nell’area più popolata degli Stati Uniti. Nel 2011, primo anno di osservazione, erano stati appena 5 gli incontri ravvicinati. Tutti gli esemplari da allora vengono identificati e schedati, il catalogo conta già 112 nomi.
Paul Sieswerda, ex responsabile del New York Aquarium e fondatore di Gotham Whale, spiega che «il numero crescente di esemplari di una specie che era vicina all’estinzione sta facendo impazzire la gente che non sospettava che a New York ci fossero le balene». E ipotizza che il boom sia dovuto agli effetti benefici, dopo decenni, della legislazione che a partire dagli anni Settanta ha cercato di impedire che i fiumi della metropoli, l’Hudson, il Bronx River e l’East River, continuassero a essere considerati delle discariche da industrie e residenti.
L’acqua più pulita avrebbe fatto aumentare le alghe e quindi attirato un tipo di pesce chiamato Menhaden, una preda delle megattere e di grandi mammiferi marini. Trovarsi di fronte una balena all’ombra della Statua della Libertà è diventato così frequente che ne è nato un piccolo business, con escursioni organizzate a caccia di immagini di cetacei che fanno acrobazie avendo come sfondo lo skyline più riconoscibile del Pianeta.
Insomma una buona notizia per i turisti, non necessariamente per l’ambiente. Il biologo marino statunitense Howard Rosenbaum è naturalmente felice che «si possano ammirare questi animali così da vicino, facendo meno strada di un pendolare». Ma invita alla cautela sulle possibili spiegazioni del fenomeno. Pure la collega italiana Sabina Airoldi, responsabile delle ricerche dell’Istituto Tethys nel Santuario Pelagos, straordinario habitat per i cetacei tra Toscana, Liguria e Costa Azzurra, osserva che «le megattere sono attratte quasi sicuramente dalla disponibilità di cibo, ma questo non significa che la qualità dell’acqua sia migliorata». Aggiunge che «anche minimi cambiamenti climatici hanno un forte impatto sulla temperatura degli oceani e sulle correnti, mutando l’intero ecosistema marino. Se c’è più pesce nell’area di New York è facile che ce ne sia meno altrove. E se adesso ci sono tanti cetacei non è detto che anche nei prossimi anni sarà così. Solo l’istituzione di riserve marine può impedire il depauperamento ittico».
Per ora New York, che tra l’altro diede i natali a Herman Melville, l’autore del romanzo-saggio Moby Dick, si gode la piacevole novità. E in tanti sperano di ripetere lo scatto più fortunato di Artie Raslich, una balena che svetta tra la schiuma davanti all’Empire State Building.