il Giornale, 2 giugno 2019
Numero chiuso sulla muraglia cinese
File interminabili, chiasso, strade perennemente imbottigliate dal traffico, mancanza di sicurezza. E poi rifiuti. Una montagna di immondizia che soffoca la bellezza. Il campanello d’allarme è suonato da tempo in numerose località famose in tutto il mondo. E così, per salvare le meraviglie del mondo dall’invasione dei turisti, in molte attrazioni è stato istituito il numero chiuso. L’ultima è la grande muraglia cinese, che ogni anno accoglie circa dieci milioni di visitatori. Troppi secondo le autorità di Pechino, preoccupate soprattutto dai problemi di sicurezza. E così da questo mese la sezione più antica, quella di Badaling, è accessibile a sole 65mila persone al giorno. E dal prossimo mese sarà imposto anche un sistema di registrazione nominativo per gli acquisti dei biglietti, con l’obiettivo di incentivarne la commercializzazione online.
La grande muraglia non è l’unica meraviglia cinese interdetta alla grande massa. Dal 2015 i turisti ammessi al museo del Palazzo, la città proibita, sono solo 80mila l’anno. Mentre sono appena 30mila quelli che possono entrare nel museo nazionale cinese di Pechino. Una soluzione simile è stata sperimentata in India per tutelare una delle sette meraviglie del mondo: il Taj Mahal. Ogni anno sono circa sei milioni e mezzo le persone che, da ogni parte del mondo, arrivano ad Agra per ammirare il mausoleo islamico «inno all’amore eterno». Tutelato dall’Unesco e considerato la massima attrazione in India.
Dallo scorso anno, per salvare il palazzo in marmo bianco dall’usura, le autorità di Delhi hanno deciso di limitare le visite dei turisti locali a 40mila al giorno, e di alzare il costo del biglietto per gli stranieri a 13 euro, contro i 50 centesimi chiesti ai cittadini indiani. In questo modo si spera di salvare il monumento dal progressivo ingiallimento della pietra, causato da inquinamento, calpestio, agenti corrosivi ed eccessiva presenza umana.
A numero chiuso è anche l’ingresso di un’altra meraviglia famosa in ogni angolo del pianeta. É il Machu Picchu, sito archeologico Inca incastonato a 2.430 metri fra le montagne del Perù. Da quest’anno gli ingressi giornalieri sono stati ridotti da 2.400 a 600. Inoltre ogni turista non può rimanere nell’area più di quattro ore consecutive. E adesso i biglietti possono essere acquistati solo su prenotazione. Anche in questo caso l’obiettivo è proteggere il sito, patrimonio Unesco e inserito nella lista delle sette meraviglie del mondo, dai danni provocati dal turismo di massa. Che mettono a repentaglio non solo l’integrità di questi luoghi, ma anche dell’ambiente circostante.
Proprio per questo una delle spiagge più famose del nostro Paese non è più accessibile. Si tratta di Budelli, conosciuta anche come spiaggia rosa, una meraviglia naturale simbolo dell’arcipelago della Maddalena e di tutta la Sardegna. Il colore del suo arenile ha attirato migliaia di turisti che, per molti anni, non si sono limitati a prendere il sole e a fare il bagno, ma hanno rubato la sabbia. Costringendo le autorità locali a chiudere la baia, a partire dal 1998, in modo da permettere alla natura incontaminata di rigenerarsi. Dopo una parziale riapertura a numero chiuso decisa nel 2011, oggi la spiaggia è di nuovo interdetta. E può essere ammirata solo a una distanza massima di 300 metri.
E poi c’è Venezia, ormai letteralmente soffocata dalle navi da crociera e dal turismo di massa. La necessità di proteggere la città ha spinto la giunta guidata dal sindaco Luigi Brugnaro a varare un nuovo regolamento per i turisti. E così dal 2022 chi vorrà ammirare calli e piazza San Marco dovrà prenotare il suo ingresso. Con la speranza che in questo modo la città, e i suoi abitanti, possano tornare a respirare.