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 2019  giugno 02 Domenica calendario

Bach battuta per battuta

Esistono almeno quattro traduzioni italiane, integrali o parziali, delle Cantate di Johann Sebastian Bach. Claudio Bolzan le nomina con la sua connaturata e signorile correttezza: sono la nostra, realizzata a tappe durante l’attività dei “Concerti del Quartetto”, istituiti dalla Società del Quartetto al principio degli anni Novanta a Milano e conclusi nel 2004-2005; e quelle di Emanuele Antonacci, Vittorio Marinati e Raffaele Mellace. Quella di Principe, per sciagurate coincidenze, rimase stampata su fascicoli “a dispense”. Quella di Mellace uscì in volume, e assai bene, ma nacque morta, avendo l’editore ucciso la propria casa editrice ed essendo egli scomparso nel Nulla. 
Bolzan è un sistematore per indole, e i suoi libri sono organizzati e architettati, ma, nello stesso tempo, diviene poeta dal momento in cui, nella propria architetture e nel sistema da lui fissato, s’immerge. Mentre egli analizza l’immenso corpus bachiano in linea orizzontale, Cantata per Cantata, battuta per battuta, nota per nota, e in linea verticale, rivelando al lettore le armonie che enunciano asperità o conforto, angoscia o bellezza, e in linee incrociate che serrano il contesto contrappuntistico di voci e timbri strumentali, diventa egli stesso (ce ne accorgiamo) dolente o fervente e improvvisamente rasserenato, o colpito da immagini di grandezza o di umiliazione. Sono qualità che gli conosciamo: da anni lo seguiamo nella pagine dei suoi libri, soprattutto di quelli che hanno costruito la serie dei suoi studi sul romanticismo tedesco, sul Lied, su autori come Clara e Robert Schumann, come Fanny e Felix Mendelssohn, come la musicale famiglia dei Burgmüller.
Bolzan esamina, in questo libro, il percorso cronologico di oltre 200 composizioni tra loro simili, strutturate quasi tutte secondo la stessa ratio. Perciò la successione delle analisi non richiede una classificazione secondo “modelli”, e segue criteri temporali. Possiamo affermare che, nelle 378 pagine del volume, non una battuta è trattata in modo generico o “saltata”, e che ogni successione di suoni, ogni particolarità armonica, ogni singolarità timbrica o ritmica si offre all’analisi con un significato che talora può anche essere soggettivo e per ciò stesso prezioso, e comunque verosimile, ma nella maggioranza dei casi genera un giudizio oggettivo. Anche altri commentatori e analisti possono avere usato i medesimi criteri semantici, una sorta di “correlativo oggettivo” nel senso eliotiano dei due termini, ma certo in questo elaboratissimo e precisissimo studio di Claudio Bolzan si avverte il progetto di una semantica musicale alle cui spalle esista una sorte di tractatus
In libri molto più “leggeri” e sia pure brillanti e culturalmente ferrati, come per esempio il celebre The Language of Music di Deryck Cooke, le intuizioni di particolari e anche imprevedibili significati sono quasi sempre fortemente individualizzate su questo o quel dettaglio, anche se il compianto musicologo britannico, cui molto dobbiamo, organizza tutto secondo formule precise, acustico-matematiche, che tendono più o meno a valere una volta per tutte. Bolzan si sottrae al rischio di contraddirsi assumendosi l’onere che Cooke evita: distingue una stessa formula in due, tre, quattro funzioni semantiche secondo il contesto. Sì, certo: nel libro di Cooke, ricolmo di autori esemplificati talora con brevissimi frammenti, diversissimi per epoca storica e codice stilistico, l’autore si presenta alla prova con diversi livelli di competenza. La perizia analitica non sarà omogenea nel penetrare la semantica di Josquin, di Compère, di Carissimi (conosciuti da Cooke con salda dottrina quella di ma forse non nelle sue corde intime), oppure di Elgar o di Sibelius, da Cooke amatissimi e a lui consanguinei.
L’ordine cronologico pone quali ultime due Cantate profane in lingua italiana, Amore traditore BWV 203 e Non sa che sia dolore BWV 209, di dubbia paternità bachiana ma comunque splendide. Esistono dubbi sull’autenticità bachiana dei due lavori. I testi sono di autore incerto. A tanta altezza d’arte corrisponde lo squallore dei litigi tra Bach e il Consiglio Municipale di Lipsia, acuti e intollerabili a partire dal 1730. Accusato di negligenza (!) e disobbedienza, Bach andò «incontro alla sospensione di una parte dello stipendio», e «rispose ai suoi datori di lavoro con uno scritto nel quale metteva in chiaro le condizioni in cui era costretto a lavorare». I pochi cantanti e strumentisti necessari all’esecuzione di quei capolavori, glieli facevano mancare. Oggi, grazie al progresso, è diverso, poiché i compositori di musica forte e i musicologi accumulano denaro a randellate.