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 2019  giugno 02 Domenica calendario

La doppia vita di Eugenia/Harry

Intrigante a partire dal titolo, il libro Eugenia. Storia di un uomo, della scrittrice e giornalista australiana Suzanne Falkiner, pubblicato nel 1988, è ora tradotto per la prima volta in Italia dalla casa editrice Il Canneto. 
Si tratta di una vera e propria ricostruzione storica (basata su molteplici documenti d’archivio, lettere, articoli di giornale, fotografie, interviste e resoconti giudiziari), che tenta di fare luce sulla biografia di una delle figure più controverse e appassionanti del secolo scorso: Eugenia Falleni. Nata a Livorno nel gennaio del 1875, primogenita di una famiglia molto numerosa, all’età di due anni emigra con i genitori in Nuova Zelanda. Fin da piccola manifesta un carattere ribelle e selvatico e una grande forza fisica. A partire dalla pubertà Eugenia si veste da maschio, si sente maschio, vuole essere maschio. A un certo punto la sua identità viene scoperta e lei scappa dalla Nuova Zelanda imbarcandosi come mozzo.
Intense le pagine in cui l’autrice si cala nei suoi panni, immaginando cosa possa aver provato, biologicamente donna ma uomo nel profondo dell’anima, nell’abbigliamento e negli atteggiamenti (beveva, bestemmiava, fumava molto, faceva a botte), in mezzo a un equipaggio di soli uomini, con la paura di essere scoperta e la determinazione coraggiosa di perpetrare ciò che, di fatto, era un inganno. Il segreto di Eugenia (che ormai aveva scelto di farsi chiamare Harry Crawford), improvvisamente viene a galla. Un marinaio abusa di lei; a seguito di quello che, con ogni probabilità, fu uno stupro, rimase incinta e sbarcò a Sydney con una figlia, che venne affidata a una coppia di italiani. Da quel momento e per i successivi venticinque anni vive sotto spoglie maschili, si sposa due volte, cambia molti lavori.
L’autrice sottolinea che all’epoca non si sapeva cosa fossero i travestiti, i termini «transessuale e transgender non esistevano ancora» e «gli elementi caratterizzanti i maschi e le femmine erano molto meno ambigui che in epoca recente». La prima moglie Annie Birkett, nel 1917, qualche mese dopo aver saputo la verità sul sesso del marito viene trovata morta carbonizzata. Tre anni dopo il caso viene riaperto: Eugenia/Harry viene arrestata con l’accusa di omicidio. La ricostruzione del processo, di ciò che ne scrissero tutti i giornali dell’epoca, le deposizioni dei vari teste e le dichiarazioni della stessa indagata (che si professò innocente fino alla fine della sua vita) forniscono uno spaccato oltremodo interessante dell’Australia di quegli anni. 
L’accusata il giorno della sentenza sceglie di presentarsi in tribunale per la prima volta vestita con abiti femminili. Viene condannata a morte, pena poi commutata in ergastolo. Il caso all’epoca fece molto scalpore non tanto per l’omicidio in sé quanto per l’audacia e l’astuzia di «the man-woman» nell’essere riuscita a far credere a tutti, e specialmente a due consorti, di essere un uomo. 
Dopo undici anni trascorsi nel carcere di Long Bay, Eugenia può tornare in libertà; inizia una nuova vita con il nome femminile di Jean Ford. Muore nel giugno del 1938, investita da un’auto. Emarginata, additata come «pervertito», «sessualmente deviato», perfino come «mostro», una donna povera e analfabeta aveva osato «superare i limiti soffocanti del ruolo impostole dalle società» vivendo nell’angoscia e nella menzogna perenne ma nello stesso tempo con la libertà di lavorare e di agire «come le pareva». 
C’è un aspetto che va al di là dei pregiudizi, dello scandalo e del vero o presunto assassinio: dalla sua storia, secondo l’autrice, «traspare l’inarrestabile bisogno d’amore tipico dell’essere umano». Le ultime pagine, particolarmente emozionanti, sono dedicate al racconto della rigorosa ricerca condotta da Falkiner dei parenti o conoscenti ancora vivi di Eugenia Falleni. A tale scopo si reca in tutti i luoghi in cui visse, sulla scia del suo sguardo fiero e malinconico, «più indifferente al dolore e alla paura della morte di quanto non sia la maggioranza degli uomini».
Un libro importante, che si inserisce anche nel dibattito attuale sulla disforia di genere, insinua il dubbio su un caso archiviato come omicidio e con finezza psicologica, rispetto e notevole capacità analitica pone al centro una donna con tutte le sue ambiguità, la sua solitudine, i suoi misteri e il suo vissuto contro corrente, per lo più amaro e doloroso.