La Stampa, 2 giugno 2019
Il giro del mondo senza prendere l’aereo
er quasi 25 anni, nell’elegante e storica «bottega» di famiglia (prima di lui ci lavorarono il nonno Luciano e il papà Franco), è stato un premuroso farmacista. A 53 anni ha deciso di cambiare vita: zaino in spalla, non per modo di dire visto che nel suo concetto di vacanza non rientrano le valigie tradizionali, il vercellese Paolo Ravera sta affrontando un giro del mondo del tutto particolare. «Da via Dionisotti a Est», come campeggia nella home-page del suo sito. Senza mai prendere un aereo raggiungerà la Nuova Zelanda in compagnia della sua nuova passione, la fotografia. Una sana follia che per certi versi ricalca il racconto In vespa. Da Roma a Saigon di Giorgio Bettinelli o la scelta del giornalista Tiziano Terzani che per un anno girò l’intera Asia senza prendere l’aereo perché un indovino gli aveva predetto la morte in un incidente in volo.
Il farmacista-viaggiatore solitario, che non ha alcun debito con la scaramanzia, ora è in Grecia: «Seguirò itinerari poco conosciuti nella zona delle Meteore». A grandi linee, con imprevisti e repentini cambi di programma sempre dietro l’angolo, l’itinerario è stato definito. «Poi mi sposterò in Turchia – racconta -. Sarà quindi la volta dell’Iran e dei piccoli stati tra cui Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan. A quel punto mi sposterò ancora più ad oriente arrivando in Cina e facendo tappa nel Sud-Est asiatico, zona che conosco già molto bene, e in Indonesia. Saremo già nel 2020: dall’Indonesia mi sposterò in Australia per concludere in Nuova Zelanda».
In questo primo mese Ravera ha affrontato le prime tappe: Venezia, Trieste e l’ex Jugoslavia e non sono mancati gli incontri particolari: «Il guardiano di una moschea di Sarajevo era un super tifoso di Roberto Baggio e bianconero come me: così mi ha consentito di salire sul minareto. L’altro giorno invece ad Atene ho conosciuto un fisarmonicista che ha decantato gli strumenti di un’azienda di Vercelli, la Cooperfisa». Ravera non è nuovo ai lunghi viaggi. «Non sono però mai rimasto lontano da casa per più di un mese. Questa volta è diverso: cerco le zone più sperdute e le rotte poco battute. Viaggio via mare e via terra, ma anche in bicicletta quando si tratta di spostamenti non lunghi: mi sono reso conto di non essere molto in forma». Il bagaglio è minimo, essenziale. «Quanto basta per tirare avanti 10 giorni, poi mi arrangio con le lavanderie». Ravera non si preoccupa del tempo dell’arrivo: «Sono partito il primo maggio, ma non so quando finirò il viaggio. Forse tra un anno ritornerò a casa».