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 2019  giugno 02 Domenica calendario

Nessuno conosce più Coppi e Bartali

Caro Aldo,
alla domanda «Lei per chi tifa?», uno spettatore, in attesa del passaggio del
Giro d’Italia, ha così risposto al cronista di un tg locale: «Non lo so, non conosco nessuno». Le chiedo: perché, ai tempi di Coppi e BARTALI, con ancora pochi
televisori nelle case e con forse la sola lettura settimanale della Domenica del Corriere, tutti conoscevano i nomi dei corridori?
Alessandro Prandi Caro Alessandro,
lei mi pare un po’ pessimista. Il Giro è un pezzo dell’identità italiana, e campioni come Vincenzo Nibali sono nel cuore di molti italiani. Certo, il ciclismo non è più lo sport nazionale come nel dopoguerra. La ragione è semplice: all’epoca tutti giravano in bicicletta. Nel 1960, l’anno della morte di Fausto Coppi, le vendite di bici crollavano: ormai chi poteva girava in Lambretta, e qualcuno aveva già l’automobile. È un’epopea ricostruita nell’ultimo, bel libro di Maurizio Crosetti, «Il suo nome è Fausto Coppi», appena pubblicato da Einaudi. Purtroppo i ragazzi oggi non sanno neanche che Fausto Coppi e Gino BARTALI sono esistiti. Ed è un peccato, perché i due rappresentano davvero due archetipi di italiani. BARTALI era l’Italia contadina: aveva la voce rasposa come le strade sterrate della sua Toscana su cui si allenava; come ha scritto Colin O’Brien, pareva un bracciante più che un campione. Coppi faceva già intravedere l’Italia del boom: appariva più moderno, anche nei vestiti, negli occhiali da sole, nelle auto sportive; e anche nella sua tormentata storia d’amore.
Lei pensa, gentile Alessandro, che esageri? Due settimane fa ero in una scuola di Palermo, davanti a 300 ragazzi. Tutti conoscevano Sfera Ebbasta ed Elettra Lamborghini; nessuno aveva mai sentito nominare Coppi e BARTALI. Neanche la mia generazione ne ha memoria diretta, ma fin dalla più tenera età abbiamo ascoltato i racconti epici dei nostri genitori, che sono poi i nonni dei ragazzi di adesso. All’evidenza, la trasmissione della memoria si è spezzata. I nonni non parlano più con i nipoti; o i nipoti non li ascoltano.