Corriere della Sera, 2 giugno 2019
Phoebe Waller-Bridge riscriverà James Bond
LONDRA Si definisce femminista ma l’impressione è che il termine non basti per definire Phoebe Waller-Bridge, attrice, sceneggiatrice, ideatrice, creativa tuttofare che si è imposta di prepotenza sul piccolo schermo britannico stravolgendo stereotipi e luoghi comuni. Sarebbe più giusto, forse, parlare di un verismo allegro, scostumato, intelligente e strappacuore costruito su donne impervie all’autocensura, che non hanno difficoltà ad ammettere la vulnerabilità così come la voglia di sesso.
In ambito artistico rappresenta il zeitgeist del dopo MeToo: ciò che Waller-Bridge tocca diventa oro. Fleabag, personaggio creato assieme a un’amica per il festival di Edimburgo, è diventato una delle serie televisive più guardate della Bbc, due stagioni che hanno tenuto la Gran Bretagna incollata agli schermi. A Broadway ha fatto il tutto esaurito. I biglietti per 30 spettacoli londinesi in scena dal 20 agosto sono terminati in poche ore. Barbara Broccoli, apparentemente su consiglio di Daniel Craig, l’ha chiamata a lavorare al copione del nuovo film di James Bond. Se c’è qualcuno in grado di dare a 007 una nuova rilevanza è colei che con il suo lavoro ha instaurato un nuovo dibattito su come le donne vengono raffigurate in tv, al cinema e a teatro.
Il piano è semplice: «James Bond rimarrà un po’ macho e sessista, come è sempre stato, sono le donne che cambieranno», ha raccontato alla stampa inglese. «Voglio dare alle tre attrici – Lashana Lynch, Lea Seydoux, Ana de Armas – dialoghi che le facciano sentire vere. Voglio che leggendo il copione non vedano l’ora di interpretare la parte». È la filosofia che applica a tutto ciò che fa e che nasce da una riflessione personale: «Quando ho iniziato a me succedeva raramente». Non essendo un tipo che si arrende, ha cominciato a scriversi ruoli da sola, assieme all’amica Vicky Jones, regista e fedele collaboratrice. Un’amicizia, la loro, nata da un rifiuto. Quando Jones venne licenziata da un piccolo teatro per differenze artistiche Waller-Bridge, che era nel cast, se ne andò in solidarietà. Era il 2007. Davanti a un drink di commiserazione decisero di mettersi in proprio e di fondare una società di produzione, DryWrite (dove dry sta per il vino bianco ma anche per un umorismo affilato). «Volevamo ricreare sul palcoscenico o davanti alle telecamere – ricorda Jones – un ambiente in cui due donne possono dirsi tutto senza autocensurarsi».
È questa mancanza di freni convenzionali l’ingrediente principale di Fleabag così come, in modo diverso, di Killing Eve, lo sceneggiato su una donna assassina ossessionata dalla detective che cerca di catturarla che Waller-Bridge ha tratto con enorme successo dal giallo di Luke Jennings. Non nascondono nulla, né la voglia di sesso, né l’assuefazione a film porno, né sentimenti complicati, l’amore a doppio taglio con una sorella o quello proibito con un prete, il desiderio di avere la linea perfetta pur credendo che il corpo femminile sia stato oggettificato. «Vuol dire che sono una femminista terribile?» si chiede il Fleabag nello sceneggiato. La domanda è retorica.
Stando a una ricerca dell’associazione degli scrittori britannici, tra gli sceneggiatori che lavorano nel cinema le donne rappresentano il 16%, il 28% nella televisione. La parità è lontana, ma Phoebe Waller-Bridge sta spianando la pista.