Corriere della Sera, 2 giugno 2019
Trump arriva a Londra e appoggia Boris Johnson
Londra Donald Trump getta tutto il suo corpaccione nella contesa per la poltrona di primo ministro in Gran Bretagna: e lo fa appoggiando un altro peso massimo, ossia Boris Johnson, lo zazzeruto ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra, che è il favorito per succedere a Theresa May.
Il presidente americano sbarca domani in riva al Tamigi, per quell’agognata visita di Stato che lo porterà a Buckingham Palace a incontrare la regina. Ma si fa precedere da un’intervista-bomba, concessa al Sun di Rupert Murdoch: nella quale dichiara che «Boris farebbe un ottimo lavoro, sarebbe eccellente. Mi piace, mi è sempre piaciuto, penso che sia un’ottima persona, di gran talento. È sempre stato molto positivo su di me e sul nostro Paese».
Un feeling ricambiato. Già l’anno scorso Boris aveva salutato come una «fantastica notizia» la visita di lavoro compiuta allora in Gran Bretagna da Trump; e in seguito era stato sorpreso a dire che The Donald avrebbe fatto molto meglio di Theresa May nei negoziati con l’Europa sulla Brexit.
Il disprezzo per l’attuale inquilina di Downing Street accomuna i due politici. Già l’anno scorso Trump si era lamentato che la May non avesse seguito i suoi consigli: e nell’intervista di ieri al Sun rincara la dose, dicendosi «sorpreso di quanto siano andati male» i negoziati sulla Brexit. E la colpa, a suo modo di vedere, ricade tutta sul governo di Londra, che «ha consentito all’Unione Europea di avere tutte le carte in mano»: «È molto difficile giocare bene quando una parte ha tutto il vantaggio – ha aggiunto – non hanno dato all’Unione Europea nulla da perdere».
L’asse populista
Il leader Usa cerca una sponda oltre l’Atlantico e «appoggia» Johnson
come premier
Come ci si potrebbe facilmente aspettare, Trump è particolarmente indulgente riguardo la vita privata di Boris, noto per le sue relazioni extraconiugali e per i figli illegittimi disseminati in giro: «Certo, sono cose che hanno un’importanza – ha liquidato sbrigativamente – ma certamente non come 20 anni fa o 50 anni fa. Penso che oggi importino molto meno».
Durante i tre giorni della sua visita, il presidente americano si è lasciato il pomeriggio di martedì libero da impegni: e non è escluso che trovi il modo di incontrare Johnson. Fra i due si è creato un asse politico che potrebbe fare della Gran Bretagna la «testa di ponte» del trumpismo in Europa: e se Boris da sindaco di Londra aveva conquistato i favori del pubblico metropolitano con posizioni liberal e cosmopolite, di recente ha preso a indossare i panni di tribuno nazional-populista, in concorrenza con Farage.
Invece un altro personaggio nel mirino di The Donald è Meghan, la duchessa del Sussex. Si poteva immaginare che l’arrivo di una americana a corte facilitasse le relazioni fra le due sponde dell’Atlantico: ma non se la moglie del principe Harry è una femminista convinta di origini afro-americane. E allora Trump, interrogato sulle critiche che Meghan gli aveva rivolto in passato, risponde: «E che posso dire? Non sapevo che fosse così cattiva». E sarà una coincidenza, ma mentre Donald incontrerà la regina e prenderà un tè con Carlo e Camilla, oltre a fare la conoscenza dello stesso Harry, Meghan se ne resterà rintanata nel cottage di Windsor dove vive, con la scusa che deve badare al neonato Archie. Meglio evitare imbarazzi, a tutti e due.