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 2019  giugno 02 Domenica calendario

Fiorello torna in Rai. Intervista

Appuntamento dal parrucchiere e una passeggiata nel centro di Roma. Il sabato mattina di Rosario Fiorello somiglia a quello di milioni di italiani, se non fosse per chi gli chiede selfie e foto. «Ho chiuso l’esperienza col Rosario della sera su Radio Deejay, è stata pazzesca». E adesso? «Ora c’è la tv». Racconta che sogna «una Rai senza politica. Se si fanno sempre le stesse cose da vent’anni» sospira «è perché non c’è la possibilità di sviluppare progetti nuovi».
Che ha scoperto col Rosario della sera?
«Come spesso mi capita nella vita, mi sono dovuto adattare a un nuovo modo di fare radio. Ho iniziato da ragazzo con Amadeus e Tony Severo, abbiamo scritto qualche paginetta di storia radiofonica. Ora ho riscoperto il piacere di fare i personaggi. Prima li registravo e poi duettavo con me stesso, riuscivo a interagire con una voce che era la mia».
Come nella parodia di Suburra?
«Mi sono messo in gioco dal punto di vista creativo. La radio non è una cosa facile, non puoi prepararla, è solo work in progress. Su Radio2 con Marco Baldini è stata una bella avventura, ma prima del vero successo sono passate cinque stagioni. Sapevo che sarebbe successo anche col Rosario della sera, ora ho trovato la quadra e invece finiamo».
Perché?
«Perché come mio costume sento il bisogno di fare altro. La televisione. Ora c’è questa opportunità con RaiPlay, durerà un paio di anni».
E non tornerà su Radio Deejay?
(fa la voce di Franco Califano) «Non escludo il ritorno».
Che farà in Rai?
«Stiamo discutendo il progetto RaiPlay e pensiamo a una serie di contenuti che passino anche sulla tv generalista. Molti dicono: “Tanto Fiorello non farà tv per stare solo su RaiPlay...”. Quindi c’è il partito: “Ditegli di tornare su Rai 1”. E poi c’è chi sa tutto: “Non va a fare la prima serata perché ha l’ansia degli ascolti, non si vuole più misurare”».
Perfetto. Lei che dice?
«Se facessi il varietà gli stessi direbbero: “Vabbè Fiore, ma fai sempre le stesse cose!”».
Come se ne esce?
«Se vede i programmi in onda, tanti superano i vent’anni. Cercherò, anche con il rischio di sbagliare, a tentoni, di smuovere le acque.
Rischiando. Grazie a Dio c’è ancora attenzione su di me. Ho voglia di cercare nuovi stimoli: il varietà con lo smoking, il papillon e la scrittona “Fiorello” alle spalle l’ho già fatto».
Ma allora che farà?
«Intanto sto mettendo su una squadra di autori. So solo che c’è questo canale, RaiPlay. Ho intenzione di intitolare il programma Viva la Rai, proprio come la vecchia canzone di Renato Zero, come Viva Radio 2 o Viva Radio Deejay. Mi sembra che sia un titolo che dia gioia, e poi aggiungerei anche Play, con un punto esclamativo. Piccolino».
Per il suo ritorno in Rai si è molto parlato del compenso: ce lo dice?
«Ma ancora non si è parlato di compensi! Prima si deve capire cosa potrò fare».
Però sia sincero, non le piace che se ne parli.
«Non mi vergogno di guadagnare tanto. Sono partito da zero, da solo. Da ragazzo ho lavorato come un cane senza chiedere un soldo alla mia famiglia, che tra l’altro non avrebbe potuto aiutarmi. Il sogno di tutti è di riuscire a diventare qualcuno e guadagnare soldi. Non rubo niente a nessuno. Non voglio fare il populista demagogo: pago le tasse su quello che guadagno e sono felice se i soldi vengono utilizzati per costruire strade e ospedali. Un calciatore guadagna venti, trenta volte di più. Preoccupiamoci di chi non paga le tasse. La gente dice: “Vaff... non arrivo a fine mese”, io manco lo cominciavo il mese».
E che faceva?
«Invece di invidiare chi aveva i soldi mi chiedevo: cos’ha fatto per arrivare dov’è? Sa qual è il fastidio? È come viene posta la notizia dei soldi: “Guardate lui, guadagna e tu no”. Il popolo ti odia perché ce l’hai fatta. La verità è che nella vita bisogna impegnarsi. L’ho già detto: se ce l’ho fatta io che non sono né ’sto gran cantante, né ’sto grande attore possono impegnarsi tutti. Sono sopravvalutato. Ma sono me stesso e questo piace a tanta gente. Posso essere un esempio».
È scattato il momento “fishing for compliments”, è a caccia di complimenti? Sa benissimo che il talento c’entra. Quanti Rosario Fiorello ci sono in giro?
«Ho imparato con il lavoro e ho avuto una dose di fortuna: se non provi non riuscirai mai. Quando sono arrivato a Milano avevo quasi trent’anni, mi dicevo: “Non ce la posso più fare”. Ma quando ho pensato che fosse finita, di dover tornare al paese a cercare un lavoro, non ho mollato. Farcela in Italia non dev’essere una colpa, bisogna applaudire chi s’impegna. Se guadagni fai stare meglio la tua famiglia e sei pronto ad aiutare».
Non la spaventa la scarsa stabilità della Rai ostaggio della politica?
«Credo che il male della Rai sia la politica, ho parlato con diversi dirigenti che mi dicevano di non poterne più: “Non possiamo iniziare un progetto che poi si ferma”. Come può funzionare se cambiano di continuo i vertici? Così un’azienda non può crescere e ti credo che restano gli stessi programmi. Se inizi a lavorare e non hai più gli stessi interlocutori che fai? Stavo per tornare a fare varietà, parlavo col direttore generale Mario Orfeo e con quello di Rai 1 Angelo Teodoli. Poi è cambiato tutto. Ora si ricomincia».
Come se ne esce?
«Non ho la soluzione. Troppo facile dire: fuori i politici dalla Rai. Voglio fare il mio lavoro e impegnarmi per l’azienda, ci ho lavorato tanto, la sento davvero "mamma Rai". L’anno prossimo compirò 60 anni, mi dispiace che sia cannibalizzata dalla politica. Ma non è un problema di oggi, quando c’era Berlusconi era Berlusconi... Il cavallo della Rai non sa più dove andare, se a sinistra, a destra. Vorrebbe solo essere accudito dal pubblico che paga il canone».
Che pensa del passaggio di Fabio Fazio a Rai 2?
«È quasi una comica. Mi ha fatto sorridere quando Fabio ha detto: "Mi manca solo Rai YoYo". L’ho sentito quando era uscita la notizia che avrei dovuto prendere il suo posto il lunedì sera su Rai 1. Mi fanno così stupido?».