Avvenire, 1 giugno 2019
Putin ribattezza 44 aeroporti russi
Nuovo nome, ma all’insegna del passato, per 44 aeroporti russi, che saranno chiamati come le maggiori figure della scienza, della letteratura e dell’arte, ma anche della guerra nazionali. Il cambio è divenuto effettivo ieri, dopo che è stato pubblicato il decreto firmato dal presidente Vladimir Putin, che è stato il principale promotore dell’iniziativa. I nomi, li ha scelti il popolo russo, attraverso una votazione coordinata da un consorzio, patrocinato dal governo, e del quale fanno parte le principali istituzioni culturali del Paese. Un cambiamento – epocale per le abitudi- ni della popolazione – gestito con l’obiettivo di non scontentare proprio nessuno. Innanzitutto, il nome della personalità in questione sarà affiancato a quello vecchio. In secondo luogo, i personaggi sono stati accuratamente selezionati attingendo tanto dal passato imperiale quanto dall’epoca sovietica. Con qualche curiosità che non è sfuggita a chi ha seguito tutto il processo. L’aeroporto Sheremetyevo, il più importante della Russia, sarà intitolato al grande poeta ottocentesco, Aleksandr Puskin, considerato il fondatore della lingua letteraria. Gli altri due scali della capitale,Domodedovo e Vnukovo, omaggeranno lo scienziato Mikhail Lomonosov, fondatore dell’università più antica del Paese e il progettista di aerei, Andrei Tupolev. Fra i personaggi storici, spiccano Pietro il Grande e Caterina, “Grande” anche lei, mentre in Siberia orientale, terra nota per le purghe staliniane e la crudeltà dei gulag, l’aeroporto è stato intitolato a Vladimir Vysotsky, artista di epoca sovietica, morto in circostanze mai chiarite. Secondo la stampa locale, l’iniziativa sostenuta dal presidente è stata pensata per favorire il sentimento patriottico e nazionalista dei russi, e lo sforzo è facilmente leggibile: nove scali portano il nome di eroi di guerra. Anche se solo uno di un musicista, con buona pace della grande tradizione del Paese.Curiosamente, l’aeroporto principale di San Pietroburgo, la città natale di Putin, e quello di Volgograd, non sono stati dedicati a nessuno. Forse perché, in epoca sovietica, si chiamavano Leningrado e Stalingrado. Un cambio solo, e di questa portata, basta e avanza.