Tuttolibri, 1 giugno 2019
Biografia di Nietzsche
Succede sempre. Un libro ha successo, vende e viene letto (molto letto!) ed ecco sentire in lontananza i mormorii di rimbrotto mentre avanza la schiera di ditini alzati e il drappello dei distinguo. In questo caso specifico, poi, più d’uno è il motore che alimenta la linfa polemica e critica. Da un lato, infatti, scrivere la biografia di un filosofo espone al rischio di dispiacere agli specialisti del pensiero di quello stesso filosofo, i quali rimprovereranno di aver scritto un bel libro, persino avvincente, ma che in fondo non si è capito molto delle idee di quel filosofo. Dall’altro lato, poi, c’è un vecchio mantra duro a morire: il pensiero non ha vita. Come dire: l’esistenza non c’entra con l’opera, di un filosofo conta soltanto il suo pensiero e non la sua biografia.
Eppure, succede che escano libri come questo di Sue Prideaux, Io sono dinamite. Vita di Friedrich Nietzsche (nella felice traduzione di Luisa Agnese Dalla Fontana per Utet). Quando lo scorso anno è uscito in Inghilterra e negli Stati Uniti ci sono state stille di quell’atteggiamento critico sopra descritto. Qualcuno ha alzato il ditino, appunto – per esempio il Times Literary Supplement ha titolato una recensione critica «Tutto troppo umano. La pruriginosa vita da soap-opera di un grande pensatore». Va detto però che sono state molte di più le grida alla miglior biografia dell’anno, con prese di posizione entusiastiche come quella di John Banville: «getta la sua luce ferma e razionale sul più incandescente tra i poeti-filosofi: il risultato non poteva che essere illuminante». Insomma, se ce ne fosse bisogno, un ulteriore motivo per leggere questa biografia.
E a leggerla c’è di che rallegrarsi. Scritta con garbo stilistico e sapienza narrativa, tiene attaccato il lettore alla pagina. Vi ritroviamo il rapporto con Richard Wagner e sua moglie Cosima; quello con Lou Andreas-Salomé (poi allieva di Freud) e con l’amico Paul Rée – rapporto noto soprattutto per un triangolo filosofico-erotico sul quale sono stati scritti interi scaffali – e così via. Ma non solo: Sue Prideaux ha infatti il grande merito di una ricerca documentaria solida, cosa che le ha permesso di far emergere attraverso la biografia di Nietzsche anche il racconto di un’epoca: la Germania del secondo Ottocento, ma anche l’avanzata a passo d’oca del Novecento con tutto il suo triste repertorio – e qui si potrebbe dire che è anche una biografia della sorella di Nietzsche, colpevole dell’uso e dell’immagine che è stata forgiata del filosofo a opera del nazionalsocialismo.
Vi sono poi gustosissimi aneddoti, alcuni dei quali ignoti ai più: come la vicenda di un volume che per decenni ha trovato posto nelle librerie americane, intitolato Io e mia sorella, con l’autore in bella mostra sulla copertina: Friedrich Nietzsche. Il testo è una confessione del filosofo, il quale rivela la storia del rapporto ambiguo con sua sorella, con la quale «giunsero ad amarsi fisicamente». Seguono pagine e pagine su questo rapporto incestuoso e perverso costruito dalla sorella, che avrebbe fatto impazzire chiunque. Ci sono voluti anni (il testo è del 1951, poi ripubblicato negli anni Novanta) prima che il grande studioso Walter Kaufmann dimostrasse filologicamente che si trattava di un falso – realizzato da Samuel Roth, laborioso truffatore (fece infuriare molti scrittori dell’epoca realizzando loro falsi scritti: da Einstein a Eliot, da Valéry a Yeats, da Thomas Mann a Hemingway e Joyce) finito per questo più volte in prigione. Eppure, nonostante tutto, come racconta Sue Prideaux, c’è ancora oggi chi crede che si tratti davvero di un testo autobiografico.
Ma al di là di quanto si apprende sui risvolti tragici e spesso anche comici (ci sono pagine esilaranti) della vita del filosofo, quello che più si apprezza è lo sguardo dell’autrice. Nietzsche ha per alcuni – soprattutto adolescenti e giovani in generale – uno strano effetto: il suo pensiero è esplosivo e radicale, e questa radicalità seduce. È il martellatore di ogni dogma, vuol ridurre a paccottiglia qualsiasi morale, religione e istituzione; annuncia la fine della metafisica; dichiara la morte di Dio; produce aforismi perfetti per finire oggi stampati come slogan sulle t-shirt – «diventa ciò che sei», «bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danzi»… Nietzsche può diventare una specie di droga filosofica: proibito, pericoloso, folle, incomprensibile. E spesso questa nube estatica e lisergica che avvolge il pensiero nietzscheano è respirata non soltanto dagli adolescenti. Ecco, il merito della biografia di Prideaux è che non subisce questo fascino, non ha alcun intento glorificatore o mitologizzante. Fa quello che deve fare: raccontare la vita del filosofo, e lo fa benissimo. Se poi qualche studioso, come il recensore del Times Literary Supplement che ha studiato il pensiero di Nietzsche «per più di tre decenni», come precisa, ci dice che questa biografia non si addice a chi vuol imparare qualcosa sulla sua filosofia, beh: ce ne faremo una ragione. Per tutti gli altri, per quelli cioè che vogliono deliziarsi con una lettura gustosa, scoprire la vita di un uomo colto dalla follia e da un pensiero forte, portentoso, scoprendo come la filosofia sia qualcosa di vivo, che il pensiero è sempre umano – nel senso migliore di questa parola complicatissima – e ha a che fare con l’esistenza stessa di tutti gli uomini, per tutti loro questo libro sarà una scoperta.