La Stampa, 1 giugno 2019
Feste in Ecuador per Carapaz
Sarà troppo dura e decisiva la giornata di oggi per sciupare energie preziose in quella di ieri, con finale in salita ma non così selettivo da sperare di recuperare posizioni in classifica. Così nella 19a tappa ha avuto spazio la fuga di giornata e gloria di Esteban Chaves, il colombiano sempre sorridente che tre anni fa perse la maglia rosa solo alla fine, sorpassato in extremis da Nibali. Per un altro sudamericano, il 26enne ecuadoriano Richard Carapaz, il grande giorno potrebbe invece essere oggi. Da sei giorni in maglia rosa, è la sorpresa e anche il personaggio nuovo del ciclismo mondiale. Mai un ecuadoriano aveva guidato il Giro. E Carapaz è anche il primo e unico del suo Paese ad aver vinto una tappa della Corsa Rosa: doppietta quest’anno, dopo un centro nella scorsa edizione. Per questo è già un eroe nazionale, tanto che persino il presidente ecuadoriano Lenin Moreno gli ha inviato un messaggio di incoraggiamento e complimenti, mentre l’ambasciatore Nelson Robelly Lozada gli ha fatto pervenire un video in cui, per nulla scaramanticamente, si dice sicuro del suo trionfo. «Sono felice dell’entusiasmo che arriva dal mio Paese, ma non sento la pressione di un giorno che può essere molto importante per la mia vita e per quella dell’Ecuador. Anzi, sono ancora più carico».
La sorpresa della Corsa
A Tulcan, il capoluogo della regione del Carchi dove è nata la Maglia Rosa, ormai è Carapaz-mania. Nel mercato della Plaza Central è stato allestito un maxischermo sul quale ogni mattina – ci sono 7 ore di fuso orario tra l’Ecuador e l’Italia – vengono proiettate le imprese del leader del Giro per le quali anche gli alunni delle scuole e gli impiegati della zona ottengono facilmente dei permessi e corrono ad applaudire la Locomotiva del Carchi o l’Aquila del Sud, due fra i soprannomi più gettonati dopo questa improvvisa ondata di popolarità.
Oggi Richard verrà raggiunto in Italia anche dalla moglie Tania e dai piccoli Santiago, cinque anni, e Sofia, due e mezzo, mentre non ce la faranno per problemi di visto i genitori Antonio e Ana Luisa. Tutto è pronto per la grande festa, per coronare il sogno di una vita, per entrare nella storia. Ma lui, Carapaz, preferisce schermirsi dall’eccessivo entusiasmo e addirittura si presenta alle conferenze stampa senza indossare la maglia rosa. Sa che prima del trionfo finale dovrà affrontare ancora i 5 GpM del tappone dolomitico odierno, la cronometro di domani a Verona e una serie di insidie: l’esperienza e la fantasia di Nibali, la voglia di riscatto di Roglic e la possibile «ribellione» del compagno di squadra Landa, il più in forma di tutti e quarto in classifica. «Io ho sempre rispettato gli ordini di scuderia – ha detto col sorriso sulle labbra -. Mikel è un compagno leale e mi ha assicurato che lavorerà per me». Finora è stato così: e se anche oggi Landa gli sarà fedele scudiero, a Tulcan potranno già preparare i festeggiamenti.