La Stampa, 1 giugno 2019
No alla mattanza di tonni, chiude Favignana
Le reti sono state calate poco meno di un mese fa, pronte a catturare i pesci che il raìs e i suoi uomini avrebbero ucciso a metà giugno durante la mattanza, un rito antico di secoli.
Ma la pesca del tonno rosso a Favignana, riavviata con rullo di tamburi dopo dodici anni di silenzio, muore prima di rinascere. E diventa un caso politico che vede il mondo imprenditoriale e politico siciliano scagliarsi contro il sottosegretario leghista alle Politiche agricole Franco Manzato, l’autore del decreto che assegna alle tonnare della piccola isola delle Egadi – l’unica superstite delle oltre quattrocento che esistevano in Sicilia fino agli inizi del secolo scorso – soltanto quattordici tonnellate di pescato sulla quota delle 357 a disposizione dei cinque impianti italiani, quattro dei quali in Sardegna. Finora la quantità era indivisa e Favignana contava – sulla base di un decreto precedente – su oltre 84 tonnellate.
Se si considera che un tonno di dimensioni medie ormai pesa tra un quintale e un quintale e mezzo (lontani i tempi degli esemplari record), significa che la nuova mattanza dovrebbe fermarsi a poco più di cento pesci.
La resa
Abbastanza per fare gettare la spugna all’azienda Nino Castiglione, che aveva riavviato l’attività investendo un milione di euro e riaccendendo le speranze degli amministratori locali – cinquanta i posti di lavoro adesso a rischio – e l’interesse del turismo internazionale. «Sospendiamo immediatamente le attività, non si possono cambiare le regole in corsa», ha annunciato l’impresa.
A sparare a zero è il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, storico luogotenente di Berlusconi in Sicilia e oggi in prima fila contro la Lega. «Oggi è morta la tonnara di Favignana. Lo ha deciso un sottosegretario della Lega e la cosa non mi dà pace. Soltanto un leghista di Oderzo, comune che dista cinquanta chilometri dal mare, uno che non sa neanche cosa sia il mare – figuriamoci l’industria conserviera ittica – poteva rendersi protagonista di una distribuzione delle quote tonno a totale svantaggio di Favignana». Lo scontro è tutto politico, e pazienza se neanche la Sardegna sia profondo Nord.
«Per la prima volta il ministero delle Politiche agricole ha dato ordine a un settore come è quello delle tonnare fisse – si difende Manzato – dove la cattura del tonno era affidata al caso. Abbiamo dato la possibilità concreta di far ripartire la tonnara di Favignana, chiusa da oltre dieci anni, e quella di Cala Vinagra», l’altra struttura che si rimette all’opera quest’anno, in Sardegna.
Gli appelli
Proprio queste due, secondo il sottosegretario, sarebbe state anzi favorite perché uniche destinatarie della quota aggiuntiva data all’Italia per il 2019. Insomma, altro che discriminazione dell’Isola: «Senza questo decreto – dice – la tonnara siciliana non sarebbe neanche potuta ripartire».
Ma cento tonni sono proprio pochini. Ed è tutto un coro di appelli al ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, perché ci ripensi. «Riteniamo una vera follia, ancora più grave perché attuata in piena campagna di pesca del tonno rosso e con le reti già calate – dice il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagoto – la modifica dell’assegnazione delle quote. Siamo pronti a qualunque iniziativa a tutela dell’immagine e del grande lavoro svolto per la difesa di un’attività fondamentale per la nostra economia», aggiunge guardando l’impianto della sua isola, una gigantesca cattedrale sul mare che fu il fiore occhiello dei Florio, gli imprenditori che inventarono la conservazione del tonno sott’olio (fino alla metà dell’Ottocento si metteva sotto sale) e che all’Esposizione nazionale di Palermo del 1891 presentarono l’innovazione della scatoletta con l’apertura a chiave.
Nessuno dice però che le tonnare italiane, sarde o siciliane che siano, si stanno disputando le briciole. E che ormai il gigantesco business del tonno rosso passa dalle cosiddette “tonnare volanti” che intercettano e catturano i pesci in alto mare. Qual è la quota assegnata a una sola di queste barche? Oltre 450 tonnellate.